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(ANS – Roma) – C’è chi ha partecipato già sette volte a un Capitolo generale: è don Francesco Maraccani; e chi partecipa per la prima volta: sono 128 i Capitolari al primo Capitolo. C’è chi si presenta come decano in età, sempre don Maraccani, e chi con la sua giovinezza: è don Paul Sajeewaka, 34 anni al 1° gennaio 2014, Delegato della Visitatoria dello Sri Lanka.
Don Sajeewaka è salesiano dal 1999 e ha studiato teologia nell’Università Pontificia Salesiana. Lo abbiamo incontrato in una pausa dei lavori capitolari e ha risposto volentieri ad alcune nostre domande.
Sei il più giovane salesiano che partecipa al Capitolo generale: come vivi questa esperienza?
Sono molto contento di vivere questa esperienza. È l’incontro più importante di una congregazione religiosa. Quindi mi sento molto felice, fortunato e anche responsabile. Ringrazio i miei confratelli dello Sri Lanka per avermi dato questa possibilità.
Che cosa pensi di portare nella tua Visitatoria quando il Capitolo sarà finito?
Prima di tutto porto i saluti del nuovo Rettore Maggiore, del suo Consiglio e di tutti i partecipanti al CG27 ai confratelli del mio paese. E poi porterò questa esperienza bellissima che si fonda sulla visione mondiale della Congregazione, le riflessioni che abbiamo fatto sui temi del CG27 e il progetto per i prossimi 6 anni.
Porto con me la testimonianza di ciò che ho constatato, e cioè come il Signore Buono è stato grande e come lo è ogni giorno attraverso la nostra Congregazione, con la missione di salvare i giovani più bisognosi nel mondo. Siamo chiamati a essere suoi mistici, profeti e servitori dei giovani.
Quale è la tua attività in Sri Lanka?
Fino a tre mesi fa lavoravo come preside di una scuola professionale nella città di Kandy. Avendo anche il nostro seminario nazionale in questa città, insegnavo filosofia ai religiosi e ai seminaristi diocesani del primo ciclo. Adesso sono preside dell’aspirantato, dove abbiamo 75 ragazzi, Coordinatore di Pastorale giovanile della Visitatoria e Consigliere ispettoriale.
Quale è la condizione dei giovani nella tua nazione?
Sono bravissimi. Ma per le condizioni sociali c’è abbastanza povertà, disorientamento, disoccupazione... Ho parlato di “condizioni sociali” perché, da poco è finita una guerra civile che è durata 30 anni. Si può immaginare la condizione di un paese, specialmente dei giovani. Comunque viviamo con tanta fede, speranza e buona volontà verso il futuro. Quindi direi che i giovani sono sereni anche dopo aver vissuto questa esperienza, ma devono essere seguiti e accompagnati. La cosa più importante da fare è educarli ad essere onesti cittadini e persone di fede.
Quali le sfide per la Chiesa e la fede cristiana?
In Sri Lanka abbiamo quattro religioni maggiori: il buddhismo Theravada (70,2%), l’induismo (12,6%), l’islam (9,7%), e il cristianesimo (7,5%) di cui 6,5% Cattolici e 1% Protestanti. Quindi in una cultura di questo tipo la Chiesa ha veramente grandi sfide da affrontare.
Prima di tutto essere testimoni del Signore Gesù non è così facile. Io credo profondamente che la Chiesa possa fare tanto attraverso l’educazione nelle scuole. La società in generale ha fiducia in noi e nei nostri metodi educativi.
La globalizzazione è anche un’altra sfida, che sta cambiando profondamente la nostra società, soprattutto tra i giovani, con aspetti positivi e negativi. Come Chiesa cerchiamo di custodire gli aspetti positivi, ma dobbiamo anche essere attenti a lottare contro qualsiasi cosa possa distruggere la vita dei giovani.
Pubblicato il 31/03/2014