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18/2/2014 - Republica Centrafricana - Riconciliazione e perdono. Parole difficili
Foto dell'articolo -REPUBLICA CENTRAFRICANA – RICONCILIAZIONE E PERDONO. PAROLE DIFFICILI

(ANS – Bangui) – “Riconciliazione e perdono. Parole difficili”. È in questa realtà, come racconta don José Maria Sabé, SDB, Economo della Visitatoria dell’Africa Tropicale Equatoriale (ATE), che prosegue il lavoro dei salesiani in mezzo alle tensioni alle minacce della guerra nella Repubblica Centrafricana. Nella parrocchia di Galabadja, a Bangui, sono ancora ospitati circa 1000 rifugiati, che da 5 giorni sono privi di alimenti.

Vi mando alcune foto della presenza salesiana nella parrocchia di Galabadja. – scrive il religioso – Per noi è molto difficile stabilire un contatto con i confratelli; le connessioni ad Internet del Camerun e del Repubblica Centrafricana non sono così buone da mantenere rapporti frequenti”.

Nella parrocchia sono ancora ospitate circa 1.000 persone, molte delle quali provano a tornare alle loro case, ma la maggior parte s’imbatte poi in una realtà di distruzione totale e senza possibilità di fare alcunché. Aggiunge don Sabé: “si sono già accumulati 5 mesi di lavoro non retribuito per i funzionari, i piccoli commercianti informali non possono rifinanziare i loro commerci o attività economiche; e la gente ha ancora paura”.

La sicurezza rimane un aspetto importante per i rifugiati, come il cibo, che non è più disponibile nella parrocchia: “di notte molte persone vengono qui per dormire in sicurezza. Nella parrocchia c’è una guarnigione di soldati africani che ‘vigila’ sul campo profughi. Questo, le mura e il senso religioso attrae la gente in cerca di sicurezza. E da 5 giorni non si mangia. La gente è affamata. Quelli che se ne vanno tornano per chiedere cibo, ma non c’è alcun centro di accoglienza a Bangui. La gente è arrabbiata e nervosa. C’è odio, disperazione e fame”.

Dalle foto inviate da don Sabé, come egli stesso commenta, si può intendere tutto il resto: “le persone dormono sotto i teloni, alcuni cucinano, qualche altro lava... spazi per il commercio, spazi formativi... guardate le immagini per vedere un po’ la situazione”.

Commentando la situazione dei salesiani e di come stanno affrontando il processo che si deve compiere tra la gente per la riconciliazione e di perdono, don Sabé aggiunge: “I confratelli sono già molto stanchi. Molti mesi con lo stress della guerra, circondati da fuoco e minacce o il pericolo di qualsiasi attacco… ci sono difficoltà a dormire o esperienze di malati o feriti che arrivano chiedendo aiuto...

Nonostante tutto questo, conclude: “la preghiera e le celebrazioni eucaristiche continuano ad invitare alla riconciliazione e al perdono. Parole difficili. Un confratello sta cercando di organizzare seminari di sensibilizzazione riguardo alla coabitazione comune. Per ora sono idee...”.

Pubblicato il 18/02/2014

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