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7/2/2014 - Italia - L’urna di Don Bosco ad Urgnano: il miracolo di Caterina Lanfranchi Pilenga
Foto dell'articolo -ITALIA – L’URNA DI DON BOSCO AD URGNANO: IL MIRACOLO DI CATERINA LANFRANCHI PILENGA
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(ANS – Urgnano)– Oggi, venerdì 7 Febbraio, l’urna di Don Bosco è giunta ad Urgnano, nei pressi di Bergamo. Il piccolo paese non è solo una tappa in più nell’itinerario mondiale della peregrinazione della reliquia di Don Bosco. A Urgnano visse Caterina Lanfranchi Pilenga, una donna che soffriva da una grave forma di artrite e che, invocata l’intercessione di Don Bosco, venne miracolosamente guarita, aprendo la strada alla canonizzazione del santo dei giovani.

È scritto nella Lettera Decretale di Sua Santità Pio XI "Geminata Laetitia" che proclama Santo don Giovanni Bosco, del 1° aprile 1934, Pasqua di Risurrezione e giorno della canonizzazione di Don Bosco:

Caterina Lanfranchi, moglie di Alessandro Pilenga, soffriva di diatesi artritica. L’artrite l’aveva colpita specialmente alle ginocchia e ai piedi con lesioni organiche, e per di più in forma gravissima riguardo alla funzione degli arti, sebbene senza pericolo per la vita. Riuscite vane tutte le cure, incominciate fin dal 1903, per ben due volte peregrinò a Lourdes, ma non avendo ottenuta la guarigione dalla Beata Vergine nemmeno nel secondo pellegrinaggio compiuto ai primi del maggio 1931, prima di ripartire da Lourdes, così pregò Maria Santissima: « Poiché qui a Lourdes non ho ottenuto la guarigione, concedetemi almeno per la devozione che nutro verso il Beato Giovanni Bosco che egli me la possa ottenere in Torino ».

Di ritorno dalla Francia, trovandosi ella nelle stesse condizioni, il 6 maggio si recò alla Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino; coll’aiuto della sorella e del vetturino discende dalla carrozza, entra nel tempio e si siede a pregare avanti all’urna ov’è il corpo del Beato Giovanni. Poco dopo per circa venti minuti rimane genuflessa. Sorge, va all’Altare della Beata Vergine e nuovamente s’inginocchia. Allora, come tornando in sé, si accorge d’essere guarita; senza alcuno aiuto, da quel momento, cammina liberamente tra lo stupore dei presenti, che la sapevano impedita di camminare; sale e discende la carrozza e le scale senza alcun impedimento. La guarigione da allora perdurò, come attestarono tre periti; i medici curanti poi, i testimoni ed i periti nominati d’ufficio dalla Sacra Congregazione dei Riti, unanimi attestarono il miracolo.

Nei giorni scorsi il quotidiano “L’Eco di Bergamo” ha interpellato su questo tema Italo Pilenga, uno dei nipoti della donna, che così ha commentato: “Anche se all’epoca dei fatti non ero ancora nato, mi ricordo bene di mia nonna Caterina, la cui storia ha segnato il percorso della nostra famiglia. Basti dire che quasi tutti siamo poi andati a studiare dai Salesiani: io ad esempio vi ho frequentato le medie. La nostra era infatti una famiglia allargata e matriarcale, con al centro nonna Caterina e nonno Alessandro”.

Pubblicato il 07/02/2014

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