(ANS – RMG) – Terza tappa del percorso che le Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana stanno offrendo agli oltre 400 partecipanti, provenienti da 37 Paesi diversi. Ventisette su trenta diverse denominazioni che compongono la grande Famiglia Salesiana sono rappresentate qui dai loro superiori generali o da loro delegati.

Sono stati proprio loro i protagonisti del pomeriggio, nei lavori di gruppo suddivisi secondo le lingue e le competenze. Un impegno teso a tracciare le modalità di traduzione delle idee e dei progetti pastorali evocati e sviluppati dalle diverse relazioni di questi giorni.

L’ultimo carico di riflessioni e di sogni è stato fatto nella mattinata, ascoltando tre contributi preziosi portati dalla tavola rotonda. Tema impegnativo e titolo apparentemente cervellotico ma radicalmente vero, come ha rilevato uno dei relatori: i giovani come luogo teologico per l’incontro don Dio”, secondo l’insegnamento di Don Bosco.

Don Carlo Nanni, rettore dell’UPS, ha corredato di numerose citazioni dalle Costituzioni dei Salesiani una relazione centrata sul concetto di “mistero” quando si affronta la relazione educativa. Il mistero non è tanto l’insondabilità dell’animo giovanile, quanto il fatto che in quello spazio si rivela la presenza di Dio che ci ha voluti figli nella figliolanza di Gesù. Anche il sistema preventivo viene meglio spiegato da questo sguardo il quale porta a condividere il progetto di salvezza che si attua con i giovani e attraverso di loro.

Sulla stessa lunghezza d’onda, e quasi a conferma pratica, è arrivato il contributo di Marco Pappalardo, che ha condiviso la sua esperienza di insegnante ed educatore lasciatosi “addomesticare” dai giovani. Ha parlato del volto di Gesù scoperto in quello di tanti ragazzi dei quali ha minuziosamente citato il nome e in breve l’esperienza rivelatrice. Un’ulteriore dimostrazione del fecondo rovesciamento di prospettiva dal quale Don Bosco è partito e attraverso il quale ha configurato la sua spiritualità è venuto da suor Piera Ruffinatto. Si è soliti considerare il rapporto fra contemplazione e azione, fra consacrazione e missione, in una successione logica. La spiritualità salesiana vive piuttosto l’intreccio nel quale è l’impegno esteriore a dettare la modalità di vivere l’interiorità.

Nel suo intervento, il Rettor Maggiore ha aiutato i presenti a fare sintesi del percorso compiuto insieme. La spiritualità del salesiano è radicata nell’apostolato che ha un’anima identificata dalla carità. È questa che consente una vera esperienza di rapporto con Dio, che facilita e dà gioia nel lavoro. Che realizza l’unità profonda fra essere e agire.

La celebrazione eucaristica del tardo pomeriggio è stata così vissuta, anche secondo le parole di don Natale, come viatico per andare lungo le strade: la dove Don Bosco stesso fu invitato dal suo maestro don Giuseppe Cafasso a incontrare i giovani e la vita dei giovani.

Il piacere di stare insieme e di fare festa, di crescere insieme nella missione, si è manifestato infine nella fraternità.  Per immergersi con questo spirito nella serata che ha visto sul palco quali musici, cantanti e attori molti fra gli stessi partecipanti alle Giornate, la buona notte è stata affidata a don Pierluigi Cameroni che ha ricordato la figura del coadiutore salesiano ungherese Sàndor, del quale nell’ultimo anno è avvenuta la beatificazione.

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Pubblicato 19/01/2014