RMG – La seconda delle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana 2014 (ANS – Roma) – La seconda delle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana in svolgimento a Roma ha affrontato la figura centrale di Don Bosco quale testimone e maestro del rapporto fra uomo e Dio.

Momento fondante di questa rivisitazione profonda del carisma di Valdocco è stata la relazione di don Aldo Giraudo, che ha sviluppato articolate considerazioni sulla sensibilità spirituale e sull’insegnamento del santo dei giovani. Citando l’imminente pubblicazione di una vasta antologia di testi di Don Bosco, che indubbiamente segnerà il Capitolo Generale prossimo, il teologo salesiano ha messo in evidenza che – se anche egli non ha redatto una propria “surmma” spirituale, è stato però in grado di realizzare una feconda personalissima sintesi che ha trasmesso, con parola ed esempio, ai suoi seguaci.

Don Bosco attinge alla scuola spirituale italiana del 1500 e 1600, a figure come San Francesco di Sales per risalire a sant’Alfonso de’ Liguori e a Ignazio di Loyola., mettendo a fuoco il tema del “darsi a Dio”. Questa la chiave della sua azione e l’insistente invito rivolto ai giovani.

A far eco oltre che a testimoniare l’attualità di questo insegnamento, sono state le testimonianze raccontate dopo la relazione: un insieme che indica come i Salesiani siano oggi impegnati nelle periferie sociali e sulle frontiere culturali. Sono intervenuti don Valerio Baresi, suor Marta Drei, Gaia Lauri e Cecilia Corrias: progetti antichi che rinascono sulla pressione di nuove sfide, presenza profetica in aree urbane depresse, vicinanza ai giovani nei cortili reali e in quelli digitali, costituzione e crescita di famiglie e di case per chi famiglia non ha.

Il pomeriggio è stato caratterizzato dalla riflessione sulla carità pastorale. Don Alberto Martelli, direttore editoriale della Elledici, ha richiamato come il “fare” sia il riassunto più preciso della vita di don Bosco. Alla luce di questa esperienza spirituale, si ricava che il programma di religiosi e laici non sia un elenco di progetti da realizzare ma l’assunzione dello stile di condivisione praticato da Gesù. Ciò vale per i consacrati ma anche per tutti i battezzati. Roberto Lorenzini, cooperatore salesiano, ha rimarcato come la risposta all’amore di Dio sia la santità, possibile a tutti. Ne nasce l’impegno nel mondo come espressione della carità cristiana: anche sul terreno delicato ma affascinante della vita politica, quale “onesto cittadino”. Suor Carmela Busia, FMA, ha riportato il pensiero suoi giovani esprimendo l’importanza di quegli elementi dell’amicizia spirituale che rigenerano l’autostima e aprono all’accoglienza di Dio: i primi due passi del cammino della vita nuova.

Il rimando alla Strenna del 2014 è stato frequente nei diversi interventi, oltre che declinata in vari modi dal Rettor Maggiore nei suoi contributi espressi in queste Giornate. “Non potremmo amare il prossimo se non avessimo l’esperienza personale dell’amore di Dio”. Con questo spirito la celebrazione eucaristica del tardo pomeriggio è stata vissuta dagli oltre 400 partecipanti come momento prezioso per attingere alla fonte le motivazioni e la forza per affrontare il servizio ai giovani. La meraviglia per l’azione di Dio che Matteo registra dalla bocca di quanti vedono la guarigione del paralitico ad opera di Gesù può diventare l’esclamazione di chi oggi vede l’opera della Chiesa. L’omelia è stata pronunciata da don Filiberto Gonzàlez del dicastero della comunicazione. La serata ha visto l’andata dei partecipanti alle Giornate al Teatro Don Bosco di Cinecittà, dove i Postnovizi di Nave hanno presentato il recital.

Pubblicato il 18/01/2014