Mali – Colpo di stato in Mali. Testimonianze dai missionari salesiani |
Spagna – Appello urgente dalle Missioni Salesiane |
Costa d’Avorio – La presenza salesiana nello stato di conflitto sociale |
Dalla Casa della Visitatoria di Abidjan don Antonio César Fernandes, Segretario della Visitatoria “Africa Occidentale Francofona” racconta all’Agenzia Sir come la paura non sia cessata con la vittoria di Ouattara: “Abbiamo trascorso due settimane terribili durante l’assedio del palazzo presidenziale qui ad Abidjan, ma la gente non esce in strada perché la situazione non è ancora tranquilla: si sentono spari, ci sono violenze e saccheggi”.
“La gente inizia ad uscire ma ha paura – prosegue il Segretario – perché abbiamo vissuto momenti di tensione enorme. È ancora in vigore il coprifuoco, non ci sono forze dell’ordine nonostante le promesse in tv di Ouattara, i giovani patrioti favorevoli a Gbabgo sono in giro e si sentono continui spari. Temiamo ulteriori scontri tra le due fazioni”. La situazione è ancora molto complicata e anche se sono stati ripristinati i servizi idrici e la rete elettrica, c’è grande scarsità di pane, gas e carbone, e la chiusura delle banche, che dura ormai da 2 mesi, genera grandi difficoltà.
Ancora più drammatica la condizione dei circa 20-25.000 rifugiati presso la missione “Santa Teresa di Gesù Bambino” a Duékoué: “Attualmente la situazione si è ‘normalizzata’ – riporta don Vicente Grupeli all’agenzia “Noticias Positivas” – perché abbiamo l’acqua per 6 ore al giorno e alcune agenzie umanitarie forniscono alimenti. Ma non si può tenere le persone in queste condizioni… la gente vive letteralmente sdraiata sul fango e tra gli escrementi”.
La supplica dei salesiani di Duékoué è per un maggior coinvolgimento delle agenzie internazionali, troppo lente nel fronteggiare l’emergenza umanitaria. Nei primi giorni, quando l’afflusso di profughi ha iniziato a diventare imponente, i missionari hanno potuto fornire solo delle barrette energetiche ai bambini; ed ancora adesso le procedure operative appaiono lente e inadeguate a rispondere alle emergenze immediate della gran massa di persone.
Intanto, con riferimento anche a video e informazioni circolanti incontrollati su Internet, la comunità salesiana della Costa d’Avorio ha diramato un comunicato nel quale ribadisce sia che all’interno della missione di Duékoué non sono avvenuti omicidi e violenze (sebbene, invece, siano accaduti nei quartieri limitrofi); e sia che gli scontri non hanno un movente religioso, ma semmai politico, etnico ed economico.
“La religione, crediamo, non ha nulla a che vedere con tutto ciò” ha aggiunto don Grupeli. “In questi mesi ci sono stati massacri da entrambe le parti e nessuno ha le mani pulite” sostiene don Fernandes.
Pubblicato il 14/04/2011