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28/1/2016 - RMG - Post-Ebola: la realtà sociale e l’impegno salesiano
Foto dell'articolo -RMG – POST-EBOLA: LA REALTÀ SOCIALE E L’IMPEGNO SALESIANO

(ANS – Roma)– Il 14 gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato conclusa l’epidemia di Ebola che a partire dal 2014 ha piagato l’Africa Occidentale: “tutte le catene di contagio note sono state interrotte”. Eppure, neanche 24 ore dopo, è stata confermata la morte per Ebola di una donna in Sierra Leone.

di Gian Francesco Romano

Indubbiamente, il risveglio di qualche focolaio era stato preventivato dall’OMS; e per questo nei tra paesi in cui l’epidemia è divampata (Sierra Leone, Liberia e Guinea) l’attenzione è ancora elevatissima. Ma il vero problema adesso non è una ripresa dei contagi, quanto piuttosto la realtà che il virus lascia nei tre paesi.

In due anni l’Ebola ha provocato 11.316 morti accertati su 28.638 casi. La Banca Mondiale ha valutato l’ammontare delle perdite del Prodotto Interno Lordo per i tre paesi in 2,2 miliardi di dollari. La Sierra Leone ha subito una grave recessione per le difficoltà vissute dai settori traino della sua economia, agricoltura e attività mineraria. La Guinea e la Liberia hanno visto duramente ridotti i loro commerci a motivo della chiusura delle frontiere e della paura di investire da parte degli imprenditori esteri.

E non ci sono solo i morti e i danni economici; gli strascichi dell’Ebola riguardano soprattutto il tessuto sociale: solo in Sierra Leone si contano circa 12.000 bambini rimasti orfani a causa del virus; sono aumentate le violenze sui minori e le gravidanze precoci; centinaia di bambini sono stati accusati di stregoneria e sono stati incolpati della morte dei loro familiari...

Per questo motivo adesso è ancora più necessario lavorare per la crescita sana e armonica dei giovani di quei paesi, perché sono coloro che ne plasmeranno la ricostruzione. “C’è bisogno di psicologi, terapisti e operatori sociali nel campo socio-terapeutico, in grado di offrire aiuto integrale ai bambini e gli adolescenti traumatizzati” diceva già un anno fa il salesiano coadiutore Lothar Wagner, impegnato nell’ONG “Don Bosco Fambul” a Freetown.

Un bambino guarito dall’Ebola non necessariamente è un bambino già sano; necessita ancora di attenzione, supporto, aiuto… e a maggior ragione se è rimasto privo dell’affetto dei genitori e se l’Ebola gli ha portato via l’infanzia.

Aiutare e accompagnare i minori colpiti dall’Ebola è stato quanto hanno fatto, attraverso numerosi programmi, progetti e strutture dedicate, i Salesiani dell’Africa Occidentale durante tutto il tempo dell’epidemia. Ed è quello che continueranno a fare con maggiore entusiasmo ora, con l’incoraggiamento personale del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime.

Pubblicato il 28/01/2016

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