(ANS – Nairobi) – È ancora una volta una Settimana Santa di vera Passione, quella di molti cristiani in tante parti del mondo. La persecuzione dei cristiani “che il mondo cerca di nascondere”, come aveva commentato il Papa dopo i due attentati alle chiese in Pakistan, è proseguita ieri in Kenya, a Garissa, con un nuovo vile attacco, stavolta in un’università, contro degli studenti indifesi e colpevoli solo di essere cristiani. 147 le vittime accertate tra gli studenti, oltre a 4 poliziotti.

di Gian Francesco Romano

Secondo le informazioni diffuse in queste ore dai media, il commando terroristico, composto da 4 persone, ha fatto una cernita tra gli studenti, ricercando appositamente i cristiani da tenere in ostaggio e infine uccidere.

“Tra la popolazione c’è grande paura. Oggi non si parla d’altro qui. I terroristi hanno minacciato di compiere nuove stragi e i cristiani in particolar modo adesso hanno timore anche a partecipare alle Vie Crucis o alle funzioni per la Pasqua”, riportano i Salesiani presenti in Kenya.

“Come tutti, anche noi siamo choccati da quest’attacco. Le informazioni ufficiose danno un bilancio anche più grave di quello ufficiale: si parla di circa 200 morti, oltre a una settantina di feriti e a 300 allievi di cui non si hanno più notizie.

Come salesiani non ci sentiamo particolarmente a rischio e anzi, per effetto dell’attacco adesso ci sono molti militari e poliziotti per le strade. Abbiamo previsto dei controlli anche per le nostre celebrazioni” concludono.

Attualmente, secondo il “Pew Research Center” di Washington, i cristiani sono discriminati in 139 Paesi, ovvero in circa il 75% dei paesi ufficialmente riconosciuti.

Qualcuno intanto si muove: il 1° aprile, ad al Awar, in Egitto, è stata posata la prima pietra della chiesa dedicata ai “Martiri di Libia”, i 21 cristiani copti decapitati per la loro fede e immediatamente inseriti nel “Sinassario” della Chiesa copta ortodossa; e lo stesso giorno a Gienvra, mons. Silvano Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite ha ricordato alla comunità internazionale che “non si può essere ciechi di fronte al fatto che gruppi estremisti stanno crescendo come un cancro”. E ha ribadito che non è possibile oggi mantenere “un atteggiamento di indifferenza” e di “non azione in risposta a tali orribili crimini”.

Pubblicato il 03/04/2015