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7/8/2012 - RMG - La presenza salesiana tra i musulmani: la realtà del Kosovo
Foto dell'articolo -RMG – LA PRESENZA SALESIANA TRA I MUSULMANI: LA REALTÀ DEL KOSOVO

(ANS – Roma) – Don Matteo di Fiore, salesiano italiano, classe 1950, è attualmente il Direttore della presenza salesiana in Kosovo, composta dall’opera di Pristina e dal recente distaccamento di Gjilan. A margine delle “Giornate di Studio sulla presenza salesiana tra i Musulmani” gli abbiamo rivolto alcune domande.

Sono circa 14 anni che lei si trova nei Balcani, prima in Albania, ora in Kosovo. Com’è cambiato il clima in tema di tolleranza e rispetto religioso?

Il conflitto tra Kosovo e Serbia aveva ragioni prevalentemente etniche. Oggi il Kosovo è una repubblica indipendente con una bellissima Costituzione che prescrive il rispetto delle minoranze etniche e delle religioni. Nella bandiera, infatti, ci sono 6 stelle che rappresentano le 6 etnie presenti nel paese. La realtà sociale, economica e religiosa è caratterizzata dalla convivenza e dalla reciproca accettazione. Solo nel nordovest del Kosovo, a Mitrovica, c’è una forte comunità serba, che non si riconosce nello stato del Kosovo; e il confine confuso in quell’area fa comodo a chi fa contrabbando.

Nella nostra scuola a Pristina lo staff è misto: quasi tutti i professori sono mussulmani, mentre per gli altri incarichi abbiamo scelto cattolici, anche perché, per motivi storici, sono tendenzialmente più poveri. Tra gli alunni, il 90% sono islamici, ma come dicono alcuni insegnanti, qui “i primi 6 mesi sono mussulmani, dopo diventano tutti salesiani di Don Bosco”. Io di solito dico: se diamo qualità al nostro lavoro di educatori si sviluppa anche l’amicizia, la socialità e l’armonia. C’è la responsabilità del proprio lavoro professionale, attorno a cui poi si condividono altri valori.

Le vostre opere sono aperte a ragazzi di tutte le religioni. Come parlate loro di Dio?

Nel nostro contesto, il noto detto di Don Bosco lo abbiamo riformulato in “onesti cittadini e buoni credenti”. In generale ogni mattina abbiamo il “buon giorno” dove offriamo consigli e suggerimenti di vita alla luce del buon cittadino e del buon religioso. Poi tutti sanno che noi siamo cristiani, che io sono prete, salesiano… ma lo sanno perché tutte le nostre strutture comprendono l’integralità della proposta del Sistema Preventivo: ragione, religione, amorevolezza.

L’anno scorso, ad esempio, nel commemorare i 10 anni di posa della prima pietra dell’opera di Pristina, abbiamo fatto per la prima volta una preghiera tutti insieme. Dovevamo superare alcuni preconcetti come la laicità dell’istituzione scuola e, poi, come far pregare cattolici e mussulmani insieme. Abbiamo preparato una preghiera insieme ed è venuta fuori una cosa bellissima.

Il 30 dicembre, inoltre, facciamo una festa comune di ringraziamento a Dio e i venerdì pomeriggio, dopo la scuola, con professori e ragazzi cattolici facciamo la preghiera insieme nella cappella.

20 in Albania e 11 anni in Kosovo: quali i frutti del carisma salesiano?

La cosa più bella è il consolidamento delle opere di Scutari, Tirana e Pristina: sono realtà molto significative, dei riferimenti a livello territoriale; Don Bosco non lo si conosceva prima, mentre oggi è un nome, specie per chi fa educazione.

Già la scelta di aprire la scuola di Tirana ai Kosovari in fuga, durante la guerra del ’99, fu uno di quei “sì”, una di quelle scelte che sviluppano, ampliano, modificano, danno delle linee nuove alla presenza salesiana.

Abbiamo anche 15 salesiani autoctoni; e altri frutti si vedono negli altri gruppi della Famiglia Salesiana: a Scutari si è aperta l’Associazione dei Salesiani Cooperatori, mentre a Pristina sono nati gli exallievi, persone che si sono sentite aiutate da Don Bosco. Abbiamo avuto pure due battesimi adulti, ma perché c’era la loro richiesta, e la loro motivazione è stata il tipo di vita che hanno sperimentato da noi.
 
Pubblicato il 07/08/2012

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