(ANS – Torino) – Il secondo incontro dei missionari del Progetto Europa ha avuto luogo a Valdocco dal 31 ottobre al 3 Novembre. Vi hanno preso parte 44 missionari provenienti da Irlanda, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Belgio, Francia, Portogallo, Italia, Austria, Ungheria, Lituania e Bulgaria, insieme ai salesiani che li accompagnano nel percorso d’inserimento nelle loro nuove realtà di missione.
Don Václav Klement, Consigliere Generale per le Missioni, ha parlato sulla Chiesa in Europa – Terra di Missione. Don Alfred Maravilla, del Dicastero per le Missioni, ha presentato le sue riflessioni a partire da un sondaggio svolto dai missionari Verbiti sul loro Progetto Europa, avviato nel 1990. Don Francesco Cereda, Consigliere generale per la Formazione, ha presentato la dinamica dell’invio e la ricezione dei missionari. Presente all’incontro anche don José Miguel Núñez, Consigliere regionale per l’Europa Ovest.
Riflettendo sulla propria esperienza, i missionari si sono trovati concordi sul fatto che essere missionari in Europa in questo momento, in cui sta sorgendo un nuovo modello di Chiesa, è una responsabilità privilegiata. Hanno riconosciuto che oggi un missionario in Europa può fare una differenza e che la sua esperienza lo rende più disponibile alla diversità multiculturale e multireligiosa del continente.
I missionari sono anche un ponte tra i giovani immigrati e i salesiani autoctoni dei vari paesi e spesso hanno più coraggio nell’azione pastorale con i giovani dei loro confratelli locali e in questo modo sono catalizzatori del cambiamento.
La maggior parte delle Ispettorie europee è più abituata ad inviare missionari piuttosto che a riceverne. Per questo i missionari del Progetto Europa sono percepiti in modo diverso: accolti come individui, non come missionari. La gente ha la tendenza a guardarli con curiosità, a volte anchecon sospetto, o con l’idea che si limitino a riempire le lacune delle comunità.
Tuttavia i partecipanti hanno riconosciuto anche che il concetto di missione stacominciando a cambiare, venendo inteso non più solo in termini geografici unidirezionali, ma soprattutto come l’annuncio di Gesù Cristo in contesti che si compenetrano.
Sebbenegli europei stiano lentamente cominciando ad accettare missionari, c’è ancora molta strada da fare e i missionari del Progetto Europa, oltre a riflettere sul profilo specifico di un missionario in Europa, hanno bisogno di essere coinvolti nell’elaborazione creativa e nella pianificazione della missione dell’Ispettoria.
Pubblicato il 04/11/2013