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24/10/2013 - RMG - Incontro dei salesiani coadiutori europei, l’analisi del Sig. Muller
Foto dell'articolo -RMG – INCONTRO DEI SALESIANI COADIUTORI EUROPEI, L’ANALISI DEL SIG. MULLER

(ANS – Roma) – Riscoprire l’identità e la vocazione del salesiano coadiutore, capire come attualizzare la sua formazione e vivere in pienezza i voti, prendendo spunto da modelli di santità come quello del beato Stefano Sándor. Sono stati questi i temi fondamentali dell’incontro dei salesiani coadiutori svoltosi a Budapest la settimana scorsa. A parlarcene è stato l’Economo Generale, il sig. Jean Paul Muller.

Può dirci brevemente in cosa è consistito quest’incontro?

L’appuntamento è stato promosso dalla regione Europa Nord, ma è divenuto un incontro aperto ai salesiani coadiutori d’Europa. La nostra riflessione ha riguardato la vocazione del coadiutore, a partire dal modello di Sándor, per arrivare a ragionare sul presente. In questo senso è stato utilissimo il dialogo spontaneo che si è instaurato tra i coadiutori anziani, che hanno sperimentato i regimi totalitari del XX secolo, e quelli giovani, col loro entusiasmo.

Sono state osservate differenze tra il coadiutore di ieri e di oggi?

Una volta l’identità del coadiutore era definita soprattutto professionalmente: coadiutore era il salesiano che lavorava nella tipografia, nella falegnameria… Ma spesso è stato trascurato l’aspetto dell’evangelizzazione, l’essere catechista e accompagnatore dei giovani. Oggi si vogliono recuperare questi aspetti, perché centrali nella vocazione del salesiano coadiutore. Ed anche precisare che la sua identità non è necessariamente legata al mestiere. Oggi in molte realtà il coadiutore ha cambiato ruolo, entra nelle relazioni coi governi, i politici, la Chiesa… Venendo dal mondo lavoro, conosce bene le persone comuni e assume più un ruolo da “avvocato”.

Questo senza dimenticare la professionalità, che anzi, è ancora più importante di prima, sia per fornire le competenze lavorative utili ai giovani, sia per rendere il più possibile produttivi i Centri di Formazione Professionali. 

Quali osservazioni ha fatto il Consigliere per la Formazione?

Don Cereda ha ribadito quanto è stato scritto nella revisione della Ratio, cioè che anche i coadiutori, prima di proseguire con la formazione professionale, devono svolgere un post-noviziato, con tutta la Filosofia Spirituale. Il focus è sempre lo stesso: la Congregazione punta molto di più sulla qualità dell’essere religioso, consacrato e membro di una comunità, che non sulla sola professione.

E questo riguarda anche il tema vocazionale: dove ci sono validi modelli di coadiutori, consci della loro identità, che vivono pienamente la loro specifica consacrazione, là crescono anche le vocazioni.

E Lei cosa ha detto?

Il mio intervento, ispirato ad un discorso del Papa ai religiosi, è stato su come vivere i voti oggi. L’obbedienza, per un coadiutore, significa disponibilità: se per andare incontro ai giovani devo formarmi in altri campi, mi rendo disponibile! E analogamente, se la comunità ne ha bisogno, vuol dire assumersi delle responsabilità. Anche la riflessione sulla castità può essere sviluppata. La nostra è una castità feconda, perciò si concreta nell’essere figure paterne per i giovani, accompagnarli, aiutarli nel discernimento… E la povertà non riguarda solo il denaro, ma tutto il nostro agire: come trattiamo ed usiamo i nostri beni? Il principio è quello dell’utilità dei beni per la missione.

Pubblicato il 24/10/2013

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