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10/9/2013 - Brasile - In mezzo agli Yanomami: un popolo fiero, guerriero e dalla lunga memoria
Foto dell'articolo -BRASILE – IN MEZZO AGLI YANOMAMI: UN POPOLO FIERO, GUERRIERO E DALLA LUNGA MEMORIA
Fotografia disponibile in Image Bank

(ANS – Piranha) – Il Consigliere regionale per l’America Cono Sud, don Natale Vitali, nel corso della sua Visita Straordinaria all’Ispettoria di Brasile Manaus, ha fatto visita  anche ai salesiani che lavorano nelle presenze missionarie in Amazzonia. Ecco alcuni passi di una delle sue relazioni, dove racconta le sue impressioni.

Lasciamo Santa Isabel alle 5:30 del mattino del 2 settembre. La barca che ci avrebbe portato alla missione salesiana “Sagrada Familia” di Marauiá è lunga circa 10 metri e larga 1m e 10 cm. Ha due motori. Sempre due, perché uno soltanto può rompersi. Infatti uno non parte, come sempre in questi casi. Tutti mi guardano con l’aria di dirmi “Non possiamo andare”. Ma io dico: “Andiamo con uno e che la Provvidenza ci accompagni”. Più tardi mi sarei reso conto della mia imprudenza.

Dopo cinque ore raggiungiamo la prima comunità costruita con la tipica capanna “xapono” servita dai Salesiani: Piranha. Lì vivono circa 200 Yanomami. Tutti gli studenti stavano in attesa sulla spiaggia per salutare “il Superiore di Roma”. Sono arrivato alla scuola tenendo la mano a una cinquantina di Yanomami che bisticciavano per stringermela.

La scuola era una capanna pulita, con banchi di legno. Hanno fatto discorsi, poesie e reso grazie per il lavoro dei salesiani. Hanno tre insegnanti Yanomami, cioè tre ragazzi che stanno concludendo la scuola superiore. Li ascoltavo e piangevo dentro di me.

Gli Yanomami erano un popolo molto temuto per la sua bellicosità, temuto dai bianchi, dai “Caboclos” (meticci tra indigeni e bianchi) e dagli stessi indigeni. Solo i salesiani hanno lavorato con loro e ancora ci stanno insieme.

Dopo raggiungiamo lo "xapono". Si tratta di un circolo lungo il quale sono disposte tutte le capanne. Ognuno ha la sua casa di paglia. Nella casa l’unica cosa che hanno sono le amache per dormire e il fuoco al centro, anche se fanno 40°. Sono un popolo cacciatore e raccolgono quanto la natura offre spontaneamente, ma non lavorano.

Sono un popolo felice e attualmente anche accogliente; hanno una memoria prodigiosa: se tu gli prometti qualcosa non se lo dimenticano, te lo ricordano anche dopo 20 anni. Mi è stato detto: non promettere nulla, perché sennò sei indebitato.

Noi Salesiani, dopo 50 anni che viviamo e condividiamo con loro, non abbiamo ancora iniziato il tempo di evangelizzazione esplicita. Spero si possa iniziare il prossimo anno.

Pubblicato il 10/09/2013

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