(ANS – Cuenca) –Dal 20 al 22 agosto nella città di Cuenca si è svolta la riunione ispettoriale dei parroci, alla quale hanno partecipato per la prima volta non solo quelli delle aree urbane, ma anche i pastori delle comunità periferiche e delle missioni andine e amazzoniche. Tra le conclusioni dell’incontro si è segnalata la necessità di cercare una maggiore partecipazione giovanile.
Con diversi interrogativi e finalità, si sono radunati a Cuenca 21 salesiani in servizio in varie presenze parrocchiali; alcune di queste considerate tradizionali e altre invece nuove perché opere impegnate nella prima evangelizzazione; la fedeltà evangelica e la creatività a fronte dei nuovi contesti sociali, culturali e religiosi è stato comunque un tratto comune a entrambe le categorie; analogamente, è stata chiara per tutti la necessità di essere più audaci e di ripensare la proposta pastorale parrocchiale.
Ad animare l’incontro sono stati don Marcelo Farfán, don Juan Cardenas, don Hipólito Montahuano e il signor Gabriel Terán, sdb. La metodologia di lavoro ha considerato tre grandi momenti: uno di valutazione, uno d’illuminazione e uno di proiezione.
Nella prima fase sono stati individuati i punti di forza e di debolezza rispetto alle linee di azione definite dal Piano Educativo Pastorale dell’Ispettoria (PEPSI) del sessennio 2008-2014. Nel secondo momento, grazie alla riflessione di don Luis Ricchiardi, si è affrontata la realtà attuale delle parrocchie. Nella terza e ultima fase sono state indicate alcune sfide nelle 8 aree comuni a tutto il ministero parrocchiale: Pastorale familiare, sociale e sanitaria, celebrazioni, catechesi, associazionismo giovanile, formazione e accompagnamento di movimenti, gruppi e strutture di animazione.
Una delle questione affrontate è stata: “Cosa dobbiamo rafforzare o correggere nell’orientamento pastorale della parrocchia per essere fedeli a ciò che la società, la Chiesa e la Congregazione ci chiedono?”. Nel confronto si è osservato come spesso si senta il peso della tradizione, le cui forze tendono a conservare più che a trasformare, a mantenere l’inerzia di “continuare a fare quello che già si conosce”; ma si è ammessa anche l’esigenza di uscire dalla “zona comoda” per fare qualcosa di diverso.
Alcune parrocchie dell’Ecuador sono inserite in contesti diocesani con tendenze liberanti e trasformative, a partire dalle e nelle periferie, mentre altre restano in un’inerzia conservatrice; ci sono parrocchie in cui prevalgono le pratiche di religiosità popolare e paternalistica, con una ridotta visione organica e con poca formazione. Ciò porta al rischio che le parrocchie siano solo luoghi per i servizi religiosi, ma non spazi comunitario generatori di processi di trasformazione sociale, ecclesiale e umana.
“Non tutto è negativo, né deve portarci allo scoraggiamento e alla paura. – ha detto don Cárdenas, Delegato ispettoriale per la Pastorale Giovanile – Abbiamo riscontrato che le nostre parrocchie sono partecipate e aperte: partecipate da un gran numero di persone coinvolte nell’azione pastorale e aperte ad ospitare diversi movimenti e gruppi. Vediamo anche che ci sono sempre più gruppi e individui che s’impegnano sia nella pastorale e sia nell’ambito sociale. Le parrocchie salesiane, infine, si caratterizzano per una frequentazione popolare e giovanile: questo deve animarci a generare una maggiore partecipazione dei ragazzi”.
Pubblicato il 06/09/2013