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16/4/2013 - Spagna - Pasque giovanili: una primavera silenziosa
Foto dell'articolo -SPAGNA – PASQUE GIOVANILI: UNA PRIMAVERA SILENZIOSA
Fotografia disponibile in Image Bank

(ANS – Valencia) – La “Pasqua giovanile” o “Pasqua giovane” è un’evento che viene celebrato in Spagna a partire dagli anni ‘80. Don Josep Lluís Burguera, dell’Ispettoria di Spagna-Valencia, nella testimonianza che segue, racconta l’esperienza vissuta nel celebrare la Pasqua 2013 con i giovani, sul tema “C’era la tua fede”.

Ho appena finito di celebrare la Pasqua con un gruppo di 45 adolescenti e giovani del centro giovanile salesiano “Entre Amics” di Valencia, e, come ogni anno in cui vivo una nuova Pasqua giovanile, mi domando perché questo segno autentico dello Spirito passi così inosservato all’opinione pubblica, in generale, e alla stessa Chiesa spagnola, in particolare.

È dai primi anni ‘80 del XX secolo che si vanno celebrando queste Pasque giovanili, in tutte le aree della geografia spagnola: nacquero spesso nei centri giovanili delle congregazioni religiose dedicate ai giovani, come la mia; ma anche nelle parrocchie e nelle scuole cattoliche. Uno dei motti pasquali di questo tipo di celebrazioni, che era diventato molto popolare in quei primi anni, era “Cristo Vive!”.

Quest’anno si saranno celebrate centinaia di Pasque giovanili. I social network danno testimonianza di molte di queste, attraverso racconti, foto e link a immagini video.

La Pasqua giovanile del mio centro quest’anno è stata convocata sotto il motto “C’era la tua fede” con chiaro riferimento al titolo di un recente film-documentario francese, “Il était une foi” (C’era una fede), recentemente uscito al cinema, che per inciso è stato anche visto e discusso durante i giorni vissuti assieme.

Sono stati invitati ragazzi e ragazze di minimo 17 anni, in particolare responsabili e animatori del centro giovanile. Due salesiani erano presenti in ogni momento, uno dei quali con compiti di direzione; ma l’organizzazione era a carico degli stessi giovani, dato che il protagonismo giovanile è essenziale nel nostro stile pastorale: i giovani non sono dei semplici contenitori da riempire con dottrine, discorsi o celebrazioni da parte dei più grandi – leggasi “sacerdoti” – e la cui risposta attesa è quella di assecondare e rispondere alle consegne.

Ci sono vari modi di celebrare la Pasqua giovanile: alcuni gruppi lasciano il loro centro per viverla in una casa estiva o in una residenza rurale; altri scelgono di farlo in città, ma da soli, all’interno del loro gruppo; altri ancora – e tra questi il nostro – optano per celebrarla nel proprio centro o scuola, prendendo parte alle celebrazioni della parrocchia o della chiesa pubblica di zona. Quest’ultima opzione mi sembra molto equilibrata dal momento che non sgancia i giovani dalle comunità locali e li aiuta a fare realmente esperienza dell’essere parte del popolo di Dio, che, per definizione, accoglie persone di tutte le età – anche se nelle nostre chiese ci sono prevalentemente anziani.

La nostra Pasqua giovanile è iniziata alle prime ore del Giovedì Santo e si è conclusa poco dopo la Veglia pasquale; i partecipanti hanno dormito nel centro giovanile locale, quindi sono stati “dentro” per due giorni e mezzo: il che ha già il suo valore, data la cultura giovanile prevalente in questo momento, fatta di viaggi, campi, spiaggetta e ozio.

Due gli eventi speciali che hanno rivestito particolare importanza per i giovani: l’adorazione davanti al memoriale eucaristico, Giovedì Santo, prima di andare a dormire, e l’adorazione della Croce, nella sera di Venerdì Santo, in una parte dell’edificio scolastico accuratamente preparata per questo. Tutto è stato compiuto con espressioni e linguaggio giovanili, ma seri e ben preparati.

È risaputo da tutti che noi attualmente soffriamo di “un deficit di fede confessante” che si va aggravando soprattutto fra i giovani, anche tra quelli più cristiani dei nostri ambienti, per niente abituati a esprimere pubblicamente la loro fede al di fuori di alcuni momenti molto specifici dell’anno. La Pasqua giovanile è come una grande spinta per portare a rifulgere la fede che ognuno sta vivendo, nel suo personale processo, e per farlo senza raffreddamenti, con una profondità adeguata alle proprie capacità, che porti alla cosa più importante: fare un’esperienza personale e comunitaria della fede in Gesù Cristo, scoprirlo vivo e presente nella propria vita, e scegliere lui, nonostante tutte le ombre e le esitazioni che certamente ci sono.

Questo mi pare il grande ruolo che stanno giocando le Pasqua giovanili: un aiuto al processo personale di ciascun giovane di scegliere di Gesù Cristo come riferimento sostanziale della propria vita. E questo, nella pratica, oggi si riesce a fare solo se il giovane scopre che non è solo nel cammino, ma che ci sono altri giovani, accompagnati da cristiani adulti che camminano con loro, proprio come i discepoli di Emmaus.

Pubblicato il 16/04/2013

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