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11/1/2013 - RMG - Le due sfide di Haiti: ricostruire le città, ripartire dall’educazione
Foto dell'articolo -RMG – LE DUE SFIDE DI HAITI: RICOSTRUIRE LE CITTÀ, RIPARTIRE DALL’EDUCAZIONE
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(ANS – Roma) In vista del terzo anniversario del sisma che ha stravolto il paese centramericano riportiamo alcune riflessioni di don Guillermo Basañes, Consigliere regionale per l’Africa-Madagascar, che dal 23 ottobre al 28 novembre 2012 ha compiuto la Visita Straordinaria alla Visitatoria “Beato Filippo Rinaldi” di Haiti. Un quadro sul processo di ricostruzione e sull’impegno per una nuova cultura tra i giovani haitiani.

Passando il dito sulle pagine dei pochi libri sopravissuti nella comunità di ENAM (École Nationale des Arts et Métiers), si sente subito la strana sensazione di una polvere finissima, quella che è penetrata ovunque durante il terremoto. Il segno di una profonda notte haitiana. Ore di terrore e di disperazione di cui nessuno vuol più parlare.

Il popolo haitiano, dolorosamente abituato a dover ricominciare da capo, ha saputo subito darsi da fare per la ricostruzione. I Figli di Don Bosco, anche loro partecipi di questo spirito, si sono rimboccati immediatamente le maniche.

In questo processo di ricostruzione i salesiani hanno offerto e stanno offrendo un buono esempio ed uno stimolo a tutta la società. La maggioranza delle opere e delle case più colpite, specialmente quelle attorno alla capitale Port-au-Prince – ENAM, Thorland, Fleuriot, Drouillard e Gressier – sono oggetto di consistenti progetti di ricostruzione, alcuni dei quali già conclusi, altri in via di realizzazione. Tutto ciò è frutto di una generosa e ben organizzata solidarietà, aperta al paese e al mondo, e allo stesso tempo, viene da un arduo e perseverante lavoro di rete.

Purtroppo sono ancora tantissime le famiglie che vivono sotto le tende. I seminaristi diocesani di Port-au-Prince, per esempio, continuano a seguire le loro lezioni giornaliere sotto le tende infuocate. A ENAM e a Thorland i salesiani abitano ancora nei prefabbricati.

Il ruolo della Fondazione Rinaldi – l’ufficio ispettoriale per lo sviluppo – è stato fondamentale in tutta quest’opera di ricostruzione. Questa Fondazione, riconosciuta dallo stato il 24 dicembre 2009, qualche settimana prima del terremoto, ha assunto dal 12 gennaio 2010 il coordinamento e l’appoggio di tutti i progetti dei Salesiani di Haiti, quelli pubblici e quelli privati, quelli nazionali e quelli internazionali. Più di 300 progetti sono stati presentati alla Fondazione Rinaldi dal 12 gennaio.

Ma non ci sono solo gli edifici. L’enorme voglia del popolo haitiano di riprendere una vita ordinaria dopo il terremoto si è trasformata subito nei giovani e nei bambini in una voglia inarrestabile di tornare a scuola. C’è un entusiasmo generalizzato nell’andare a lezione, nello studiare, nell’imparare con grinta nuovi mestieri. Questo clima ha contagiato anche gli adulti, che in alcune delle nostre opere godono dell’opportunità di finire, dopo tanti anni, la scuola primaria. E spesso gli ambienti salesiani continuano ad attirare molti anche fuori l’orario scolastico, specialmente giovani che vogliono fare i compiti approfittando di un clima più sereno e tranquillo.

Nei giorni di Visita alcuni dei momenti più belli sono stati quelli di comunicazione e di condivisione con i giovani: il momento del “Buon Giorno” e della “Buona Notte” nelle scuole e nei convitti, la ricreazione, il confronto coi gruppi, affollati da centinaia e migliaia di giovani. C’è un’intelligenza profonda in loro e capiscono nitidamente che, prima di tutto le catastrofe naturali, la più grande calamità di un popolo sono la mancanza di educazione ed il peccato.

Per questo motivo l’impegno salesiano non riguarda solo la ricostruzione degli edifici. “Continuare a curare la formazione di onesti cittadini e buoni cristiani per il paese” è scritto nella programmazione 2012–2013. “Continuare”, sì, dato che è l’impegno dei Figli di Don Bosco sin da quando sono arrivati ad Haiti, più di 75 anni fa.

Di fronte a tante nuove opportunità formative e per lo sviluppo, c’è anche un pericolo: che nei giovani si rafforzi una mentalità individualistica, consumistica, meramente competitiva. Più volte ho detto loro: “Cantate con molta emozione ‘Haiti chérie…!’, ma spesso il vostro sogno è installarvi per sempre in altre nazioni che – credete – potranno darvi un avvenire più sicuro…”. La sfida centrale dell’educazione, oggi, è la formazione dei giovani alla gratuità, alla solidarietà, al servizio, affinché ciascuno, come il beato Zefferino Namuncurá, possa dire “voglio essere utile al mio popolo”. Lo disse anche il Rettor Maggiore, nella sua lettera del 25 febbraio 2010: “è in gioco la creazione di una nuova cultura, attraverso una nuova educazione, capace di costruire la nuova Haiti”.

I salesiani ne sono convinti. Per questo stanno investendo nell’accompagnamento dei laici affinché li accompagnino nella diffusione di questa nuova educazione. Si vanno seguendo piani concreti per fare conoscere meglio la pedagogia salesiana, si stanno rivedendo i programmi delle Scuole Primarie e Secondarie e si sta lavorando per creare un legame più forte con la rete delle Scuole Salesiane in America.

Pubblicato il 11/01/2012

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