(ANS – Benediktbeuern) – L’importanza del seminario europeo di Storia dell’Opera Salesiana, in corso in questi giorni a Benediktbeuern, è emersa sin dalle sue prime battute. Nel messaggio di saluto fatto pervenire ai circa 60 partecipanti, il Rettor Maggiore ha indicato alcuni elementi che invitano ad una maggiore produzione e diffusione di un qualificato impegno storico-scientifico salesiano.

“Sono convinto che una vera conoscenza della nostra storia, mentre da una parte si pone al servizio di una più profonda conoscenza del nostro carisma e della nostra missione, dall’altra rappresenta una fonte sicura per un’autentica e responsabile creatività nel custodire e preservare la sostanza dell’identità salesiana, favorendo la sua espansione nella continuità. - ha scritto Don Chávez - Essa costituisce una base per la nostra riconoscibilità in una cultura pluralista ed estremamente frammentata. Penso che una corretta interpretazione dei fatti storici possa servire a modificare le chiavi di lettura e di comprensione del tempo presente”.

Duplice il vantaggio di un corretto discernimento storico di una congregazione religiosa: comprendere la propria identità nella Chiesa e nella Società e saper rispondere alle loro richieste: “una corretta interpretazione della storia può diventare una risorsa per la qualità stessa della vita religiosa di una Congregazione, poiché un approccio storico può anche generare innovazione, aprendole nuovi spazi in seno alla Chiesa e alla Società”.

Il contributo storico salesiano, però, non è sufficientemente avvertito negli ambienti universitari e centri di cultura europei; un contributo che deve oggi concentrasi non tanto sulla figura di Don Bosco – già nota – ma su quanto “attiene alle realtà generate dalla sua profonda vocazione religiosa, che lo portò a operare per la salvezza eterna del mondo giovanile, ma anche per il suo bene terreno”. È necessario verificare la qualità della ricerca storiografica salesiana sulla grande e articolata Famiglia salesiana europea: “Perché, se la percezione del contributo della persona di Don Bosco al miglioramento delle condizioni di vita dei giovani è scontata e soddisfacente, non si può dire lo stesso dell’apporto dei SDB, delle FMA, dei Salesiani Cooperatori o di altri gruppi generati dal carisma salesiano”.

Il Rettor Maggiore ha fatto notare che “le ricerche storiche condotte in Europa sono, rispetto ad altri continenti, più numerose, più corpose e più ricche dal punto di vista scientifico, tuttavia la loro circolazione e, di conseguenza, l’incidenza  per lo sviluppo di modelli di proposta culturale moderni, da offrire al mondo giovanile, rimane ancora limitata”.

In riferimento alla seconda finalità del seminario – Conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale salesiano – Don Chávez ha ricordato quanto cara fosse a Don Bosco la tutela della memoria: “Dobbiamo rafforzare la nostra convinzione – a tutti i livelli – che investire in questo settore della nostra politica culturale è un presupposto imprescindibile per una buona e qualificata produzione storica scientifica, che ci assicurerà il diritto di essere sempre presenti nel dibattito intellettuale sul futuro del mondo giovanile. È un campo che l’impetuoso progresso tecnologico nell’ambito della comunicazione umana ha di recente notevolmente complicato. Questo ci impone di ripensare in profondità il nostro approccio metodologico e strategico al compito di salvaguardare e tramandare la nostra memoria”.

Pubblicato il 02/11/2012