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10/3/2011 - Pakistan - Ricordo del Ministro Bhatti, modello di cristiano
Foto dell'articolo -PAKISTAN – RICORDO DEL MINISTRO BHATTI, MODELLO DI CRISTIANO
(ANS – Quetta) – L’omicidio del Ministro per le Minoranze del Pakistan, il cattolico Shahbaz Bhatti, ha turbato il mondo intero e allarmato ulteriormente la comunità cristiana del paese. Questo delitto non ferma l’impegno di chi è presente come operatore di pace, compresi i salesiani; anzi, il testamento del Ministro infonde nuovo coraggio.

“Si, abbiamo avuto uno shock alla notizia della morte insensata quanto crudele del nostro Ministro delle Minoranze, Mr. Shahbaz Bhatti”, racconta don Pietro Zago, missionario salesiano in Pakistan alla redazione del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS). “Ma se da una parte è l’ennesima tragedia di un popolo da 63 anni senza identità, nel completo caos sia religioso quanto politico, dall’altra é un’altra occasione per premere sul governo per una presa di posizione chiara sulle intransigenze religiose (come la legge sulla blasfemia) di una piccola minoranza estremista che tiene a scacco una maggioranza assoluta di gente che vuole vivere in pace per poter lavorare ed uscire da una povertà cronica”.

“Per noi cristiani – prosegue il missionario – la morte di Mr. Bhatti rimarrà un esempio di dedicazione e passione nella promozione e protezione dei diritti umani di ogni Pakistano. La sua morte non rimarrà una tragedia vana, ma un atto coraggioso, umano che ispirerà molti giovani”. Il Ministro, in effetti, è già diventato un modello di servizio cristiano e martirio dal valore universale, in un’epoca in cui in varie aree del mondo i cristiani sono tornati ad essere minoranze perseguitate.

Dal testamento di Bhatti, diffuso in questi giorni da vari media, emerge il desiderio di vivere solamente per imitare Gesù e guadagnarsi così un posto ai piedi della sua croce. La sua fede nacque in famiglia sin dall’infanzia: “ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico”.

Questo è diventato il vero progetto di vita del Ministro Bhatti, che pur di mantenere il suo impegno ha anche rifiutato in diverse occasioni alte cariche di governo: “io voglio servire Gesù da uomo comune”.

Bhatti era consapevole dei pericoli che correva, ma il suo amore per Gesù era più forte: “Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora – in questo mio battagliero sforzo di aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan – Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita”.

Come cristiano, Bhatti ha conservato anche la speranza di pace, per il suo paese e tra le diverse religioni: “Credo che i cristiani del mondo che hanno teso la mano ai musulmani colpiti dalla tragedia del terremoto del 2005 abbiano costruito dei ponti di solidarietà, d’amore, di comprensione, di cooperazione e di tolleranza tra le due religioni. Se tali sforzi continueranno sono convinto che riusciremo a vincere i cuori e le menti degli estremisti”.

Pubblicato il 10/03/2011

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