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22/12/2015 - Etiopia - Dare da bere agli assetati: intervista a don Filippo Perin
Foto dell'articolo -ETIOPIA – DARE DA BERE AGLI ASSETATI: INTERVISTA A DON FILIPPO PERIN

(ANS – Gambela) – Riportiamo un’intervista realizzata da Chiara Succol per il sito del Movimento Giovanile Salesiano del Triveneto,al salesiano don Filippo Perin, partito per la missione di Gambella nel 2008 in Etiopia, opera nel villaggio di Pinyudo.

Da salesiano sei stato molti anni in Italia. Cosa ti ha spinto poi a partire per fare il missionario?

Da salesiano ho passato circa 14 anni in Italia, ma poi un giorno ascoltando una conferenza di un missionario che raccontava la sua vita mi sono chiesto se non poteva essere anche la mia. Poi nella scuola di mondialità ho fatto varie esperienza d’estate, (…) e così un bel giorno mi hanno mandato in Etiopia.

Quali sono le cose più belle dell’Etiopia?

Descrivere un intero paese con la sua gente in poche righe è molto difficile, sicuramente ci sono tantissime cose belle: l’accoglienza delle persone e soprattutto dei missionari che è favolosa, la voglia di conoscersi, incontrarsi, diventare amici, il rispetto e la dignità che c’è in ogni persona, e poi l’umanità che soprattutto i poveri hanno, che ti penetra nel cuore ogni volta che sei con loro.

Quali invece le più difficili?

La situazione di povertà che c’è qui, il villaggio e soprattutto il campo profughi dove vado ogni domenica per dire la Messa nelle varie chiesette che abbiamo, che ti richiede sempre attenzione, prontezza di dono, di risolvere situazioni, di ascolto delle persone.

Il problema dell’acqua potabile in Etiopia è molto serio. Cosa state facendo per aiutare le persone ad avere accesso a questo bene così prezioso?

Noi, insieme a tanti amici che ci aiutano dall’Italia e al nostro Vescovo abba Angelo, cerchiamo ogni anno di fare 4 o 5 pozzi nuovi (…). Cerchiamo sempre di abbinare la costruzione di una cappella con la costruzione di un pozzo di acqua potabile, accanto alla preghiera mettiamo sempre l’aiuto alla loro vita. Abbiamo inaugurato proprio a agosto il nuovo pozzo di Pinyudo e abbiamo già scelto il villaggio dove fare il prossimo: Olaw.

Dare da bere agli assetati. Cosa significa per te vivere questa opera di misericordia, in base alla tua esperienza?

Vivere ai confini del mondo, dove finisce la strada e tutte le comodità che possiamo avere in mente (Pinyudo non esiste in nessuna carta geografica), vivere da una parte con la gente del villaggio che è poverissima e dall’altra con accanto due grandi campi di rifugiati, è vivere ogni giorno, ogni momento il dare da bere agli assetati, ogni giorno tante persone ti chiedono acqua, cibo, vestiti, medicine, un passaggio con la macchina, materiale per farsi la casa, scarpe, soldi, amicizia, fiducia... ogni momento c’è qualcuno che tende la mano verso di te, ogni momento incontri Gesù in mezzo a questa gente. Noi qui non facciamo miracoli, grandi cose, ma ogni giorno andiamo incontro ad ogni persona cercando dare da bere in tutti i sensi ai più poveri, a quelli di cui nessuno parla, a quelli che misteriosamente non hanno nulla di attraente in nessun senso agli occhi di nessuno.

Papa Francesco ha indetto il Giubileo Straordinario della Misericordia. Cos’è per te la Misericordia?

Abbiamo visto domenica 29 a Bangui il Papa aprire la porta del grande Giubileo della Misericordia, ha iniziato dall’Africa, penso perché abbiamo proprio bisogno di vivere di più la misericordia. Abbiamo già tradotto vari documenti del Papa nelle lingue qui presenti, in una soprattutto Misericordia viene tradotta con: cuore buono, pietoso, caldo, profondo. Ecco il Giubileo della Misericordia è prima di tutto una questione di cuore, di cuore buono (…).

Raccontaci un episodio che, in Etiopia, ti ha mostrato concretamente il Volto Misericordioso del Padre.

Non penso che ci siano fatti eclatanti qui, la vita della povera gente è sempre uguale e non fa mai notizia, ma la presenza di Dio è visibile soprattutto nelle donne, che lavorano instancabilmente per i figli, la casa, l’acqua da prendere, il cibo e tante altre occupazioni, nella gioia dei bambini, che anche se non hanno niente, ma veramente niente, sono sempre felici, nella fedeltà di tanti uomini, che invece di lasciarsi andare perché non c’è lavoro, non c’è futuro, fa caldo, restano fedeli alla famiglia, ai figli, a questa vita al limite della miseria, alla convivenza pacifica tra etnie diverse, tra religioni diverse. Ecco il volto di Dio, la vita è tutta una opportunità per mostrarlo al mondo.

Pubblicato il 22/12/2015

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