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16/12/2015 - Corea del Sud - “La Chiesa in Corea del Nord è nel mio cuore”
Foto dell'articolo -COREA DEL SUD – “LA CHIESA IN COREA DEL NORD È NEL MIO CUORE”

(ANS – Seul) – “La Chiesa in Corea del Nord è nel mio cuore” è una nuova iniziativa lanciata dall’arcidiocesi di Seul per coinvolgere tutte le sue parrocchie, durante l’Anno della Misericordia, nella preghiera per i fedeli cattolici in Corea del Nord.

Il 2015 segna i 70 anni di divisione della Corea in due parti. Questa campagna di preghiera è stata lanciata lo scorso 24 novembre, durante l’Eucaristia nella cattedrale di Myeongdong. “Come arcivescovo di Seul ed amministratore apostolico di Pyeongyang, non ho mai dimenticato nelle mie preghiere la Chiesa cattolica del Nord, con tutti i fratelli e le sorelle nella fede. La penisola coreana è tra quelle regioni del mondo che più hanno bisogno la Misericordia di Dio. Tutti i Cattolici sono invitati ad offrire ogni giorno la ‘Preghiera per la pace e la riconciliazione’” ha detto nell’occasione il cardinale Andrew Yeom Soo-jung.

Da parte salesiana un servizio al riavvicinamento tra le due Coree è quello di don Paul Na Myong Ok, SDB, che dal 2011 è membro del Comitato per la Riconciliazione nazionale della Conferenza Episcopale della Corea del Sud, occupandosi nello specifico dei profughi nordcoreani presenti a Seul, e da quest’anno anche Coordinatore del neo-eretto Comitato per la Riconciliazione Nazionale e la Pace dell’Associazione Coreana dei Superiori Religiosi Maschili.

Tra i suoi principali compiti vi sono le visite domenicali alla struttura dell’apposita Agenzia Nazionale in cui tutti i profughi nordcoreani appena arrivati (attraverso Thailandia, Laos o Cina) trascorrono tre mesi. Nel programma progettato dal Governo c’è infatti anche spazio per un’introduzione alle principali religioni e ogni rifugiato può scegliere di partecipare a percorsi di Buddhismo, Protestantesimo o Cattolicesimo – con opportunità di preghiera e dialogo.

Il Salesiano è coinvolto anche nella necessaria assistenza ai rifugiati nei loro primi passi di vita indipendente – che comunque hanno luogo solo dopo altri 3 mesi trascorsi dai profughi nelle Hanawon, strutture del governo deputate al progressivo inserimento dei Nordcoreani nella loro nuova vita sociale, attraverso programmi educativi e corsi professionali.

Nonostante gli venga fornito dal Governo un appartamento, spesso avviare una vita indipendente è un’esperienza difficile per loro; per questo non solo don Myong Ok, ma molti religiosi di diversi istituti sono attivi in questo servizio – e tra essi anche le Figlie di Maria Ausiliatrice, con la loro “Dream-house”.

“Non sappiamo quando verrà il tempo della riconciliazione e della riunificazione della Corea, ma questi rifugiati del Nord, con la loro personale esperienza su entrambi i lati del confine, costituiscono dei collegamenti molto importanti e favoriscono la reciproca comprensione tra il medesimo popolo coreano. Se si stabiliscono bene, con un positiva esperienza di vita, potrebbero esercitare in futuro un meraviglioso ruolo di ‘ponte’ tra le due parti della nazione” afferma il salesiano.

Pubblicato il 16/12/2015

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