(ANS – Campo Grande) – “La Congregazione Salesiana non è un Istituto Missionario, nel senso canonico del termine. Ma Don Bosco ci ha insegnato che la dimensione missionaria è costitutiva del nostro carisma. Nel caso dell’Ispettoria di Brasile-Campo Grande, si tratta di una questione fondamentale. È un’Ispettoria missionaria sin dalle sue origini e si può dire che Don Bosco, in termini missionari, vi si è reso presente in tre diverse maniere”.
di don Eloir Inácio de Oliveira, SDB
La prima maniera si è avuta con i suoi sogni. Don Bosco in un sogno vide il territorio brasiliano, in particolare il Mato Grosso, dove scorse la natura esuberante, gli indigeni beneficiari della missione e i nuovi Salesiani, che lui non conosceva. Basandosi sui suoi sogni, ci ha lasciato per iscritto i due segreti per il successo dell’opera: acqua e sangue, sudore e martirio, come in effetti è successo attraverso il lavoro missionario instancabile e il martirio dei sacerdoti Thannuber, Fuchs, Sacilotti e Rodolfo. (...)
La seconda maniera è stata data dall’arrivo dei primi Salesiani in America, dapprima in Patagonia e poi in Brasile. (...) Divenne noto e amato da innumerevoli generazioni, stupite della sua vita e del suo progetto educativo cristiano. Bororo e Xavante trovarono nelle missioni salesiane una presenza amica, il rafforzamento della loro spiritualità, la sicurezza e i beni materiali, principalmente la proprietà legalizzata della terra.
La terza maniera è stata nel 2010, quando Don Bosco ha raggiunto la regione attraverso il passaggio della sua reliquia. Ha attraversato nuovamente la nostra terra e ha visto i suoi sogni realizzati. Salesiani, Bororo e Xavantes lo hanno accolto con feste, celebrazioni e affetto e lui ha potuto vedere il risultato degli sforzi di generazioni di Salesiani che hanno lavorato per l’evangelizzazione inculturata.
Oggi Don Bosco è vivo nelle comunità indigene e si può vedere la continuazione del carisma salesiano tra i Bororo e Xavante, soprattutto nel protagonismo e nelle leadership suscitate, come quelle di molti agenti pastorali e vocazionali, tra i giovani e gli anziani e la vocazione di don Aquilino, sacerdote Xavante.
Vediamo allora che la Missione Salesiana del Mato Grosso ha una grande storia di presenza costante e concreta tra i destinatari indigeni. (...) E in un momento storico in cui le popolazioni indigene crescono demograficamente e si organizzano per lottare per i loro sacrosanti diritti, si vede la necessità di agire in armonia con loro. (...) Vediamo anche l’importanza della formazione cristiana inculturata e la necessità di una formazione per la pratica della cittadinanza. (...)
Con la loro ricca tradizione culturale Bororo e Xavante vedono fiorire la vita in molti villaggi. I nuovi tempi di multiple informazioni, di molte possibilità, di innumerevoli bellezze, di molte lusinghe portano, purtroppo, anche pericoli, contraddizioni e rischi. Vogliamo che loro costruiscano la loro storia di fronte a queste sfide. E vogliamo continuare ad essere una presenza al loro fianco, di sostegno e lotta per una società della diversità, come Dio ha sempre voluto.
Pubblicato il 23/06/2015