Italia – “Il cortile dietro le sbarre: il mio oratorio al Ferrante Aporti” |
Italia – Don Bosco ritorna tra i giovani detenuti di Torino |
(ANS – Torino) – Nel carcere minorile “Ferrante Aporti” di Torino una lapide ricorda le visite fatte da don Bosco ai giovani detenuti. Da quando è stato aperto – nel 1845 - i cappellani che si sono succeduti sono stati quasi tutti Salesiani. Don Domenico Ricca lo è dal 1979 e la rivista “Notizie” – magazine della Regione Piemonte – dedicando un approfondimento ai Salesiani in occasione del Bicentenario di Don Bosco, lo ha intervistato per capire meglio le difficoltà dei giovani che delinquono e la risposta salesiana su questi temi.
Quali sono i minori che fanno più fatica a integrarsi sul territorio?
In generale gli italiani poco seguiti e gli stranieri troppo abbandonati a se stessi. Sovente invisibili alle istituzioni, alla scuola e alle comunità cristiane, sono lasciati ai margini perché, caratterialmente imprevedibili, creano disagio negli altri.
Quali le soddisfazioni e le difficoltà nell’avvicinarli?
Le risposte che i ragazzi sanno dare alle sollecitazioni educative lascia a volte piacevolmente stupiti, così come il fatto di accettare l’altro al di là della condizione e della provenienza. Le difficoltà sono invece spesso figlie di carenza d’interventi di prevenzione, di un clima familiare che non ha trovato o potuto trovare il tempo per loro, d’istituzioni incapaci di accoglierli solo perché immigrati.
Quali sarebbero le priorità di don Bosco oggi?
Senza dubbio il lavoro, l’accoglienza degli immigrati e una particolare attenzione per i giovani che vivono “per inerzia”, senza studiare e senza lavorare. Potenzierebbe le scuole di formazione professionale e i percorsi di recupero, spenderebbe tanto tempo per sostenere la cultura e non si darebbe pace al pensiero che troppi giovani possano essere tagliati fuori dalla vita perché tagliati fuori dalla scuola.
Pubblicato il 30/12/2014