(ANS – Roma) – A partire da oggi, 28 novembre, fino a domenica 30, si svolge presso la Casa Generalizia dei Salesiani a Roma l’Incontro degli Ispettori d’Europa. Come già ieri, anche oggi ANS riporta una testimonianza missionaria, quella di don Daniel Coronel, Salesiano peruviano di 38 anni, che afferma: “uno dei principali compiti dei primi missionari fu la cura degli immigrati italiani in America. Oggi, il mio primo lavoro è quello di prendermi cura dei migranti latino americani a Genova”.
La mia vocazione missionaria nacque, quando ero nel prenoviziato salesiano, grazie alla proiezione di un video su Padre Luis Bolla e la sua missione tra gli indigeni Achuar dell'Amazzonia peruviana. Ha toccato il mio cuore e non riuscivo a togliermi dalla mente il desiderio di andare un giorno a lavorare in mezzo ai bisognosi.
Fu così che durante il noviziato manifestai il desiderio di essere inviato in missione ad gentes all’allora Consigliere regionale, don Pascual Chávez.Mi disse che avrei dovuto finire i miei studi in filosofia per avere qualche risposta per quanto riguardava il mio desiderio. Quando iniziai il tirocinio, nel 2001, sono stato inviato insieme a quattro missionari, per dare inizio alla prima comunità salesiana in Amazzonia peruviana e il lavoro tra gli indiani di 7 tribù. Il mio sogno stava diventando realtà.
Ho fatto la metà del tirocinio tra gli indiani e poi sono stato trasferito a Lima per lavorare tra i ragazzi di strada. Dopo aver terminato la teologia ho espresso il desiderio di andare nelle missioni ad gentes, ad extra e, nel 2010, ho avuto la risposta, quando lavoravo già come sacerdote tra gli Indigeni della Amazzonia. La destinazione era far parte del ‘Progetto Europa’. Così, sono stato inviato in Irlanda e poi a Genova - Sampierdarena a lavorare con gli immigrati latino-americani.
Naturalmente ho incontrato le difficoltà dello shock culturale: la lingua, le relazioni fraterne, il modo di vedere il carisma salesiano da un mondo secolarizzato, la difficoltà di poter integrare fede e vita, ecc. anche tra noi salesiani, il poco sforzo per promuovere l'integrazione.
Il Corso per Nuovi Missionari è stato molto utile, perché andavo incontro ad una cultura completamente diversa dalla mia e proprio a questo eravamo preparati durante il corso; inoltre per me è stato molto utile per fare questi passi per l'integrazione e l'analisi delle diverse realtà europee. Ci ha preparato in anticipo a tutte le difficoltà che potremo trovare. La conoscenza più vicina del carisma salesiano, la settimana spirituale, lo scambio di esperienze dei nuovi missionari sono temi che mi hanno aiutato enormemente.
Alcune persone mi chiedono: “Abbiamo bisogno di missionari in Perù, perché andare come missionario tra i migranti latinoamericani in Europa?”. La mia risposta a questo proposito è: uno dei principali compiti dei primi missionari fu la cura degli immigrati italiani in America. Oggi, il mio primo lavoro è quello di prendermi cura dei migranti latino americani a Genova, dove hanno atteso tanto la presenza di un sacerdote latino americano.
So che nel mio paese c'è tanto bisogno e l’ho sperimentato, ma so che anche qui c’è un enorme bisogno degli immigrati latino americani di poter riconnettersi alla propria cultura, d’essere consolati e ascoltati, soprattutto in questi tempi di crisi a tutti i livelli (economico, sociale, politico, culturale e religioso). È per questo che non mi stancherò mai di ringraziare Dio di aver guidato la mia vita e la vita di tutti i missionari che compongono il Progetto Europa secondo la sua volontà.
Questa e altre testimonianze sono pubblicate su disponibili su Cagliero 11 (il Bollettino del Dicastero per le Missioni), sul sito sdb.org.
Pubblicato il 28/11/2014