(ANS – San Benito Petèn) – “Quanto vale una vita umana?”. È una domanda che può essere banale per chi sta in un mondo nel quale la medicina è un diritto acquisito per tutti e la vita umana non è continuamente minacciata. Ma non ovunque è così. Ce lo ricorda una testimonianza pervenuta alla redazione di ANS da don Giampiero de Nardi, missionario salesiano in Guatemala.
La notte andiamo come sempre a distribuire cibo alla gente povera che accompagna i malati in ospedale. L’altra sera arriva di urgenza una bambina morsa da un serpente. Il ‘barbamariglia’ è un serpente che uccide in poche ore. La dottoressa dice ai parenti che hanno finito in ospedale le scorte di siero antiveleno. Proviamo a chiamare all’altro ospedale di Petèn che ugualmente non ha il siero. (Premetto, rimanere senza siero antiveleno in Petèn, è come in Italia rimanere senza aspirina, i serpenti velenosi sono comunissimi e i morsi ancora di più).
Dicono alla Signora, che può cercare di comprarlo in farmacia, se ce l’hanno, ed ogni fiala vale 550 quetzal. La signora è indigena, non ha neanche i soldi per mangiare. Ci vogliono almeno otto fiale per far vivere la bambina. Per ora siamo riusciti a comprarne una. La bambina è sopravvissuta, sono due giorni che sta nell’ospedale, in realtà il serpente non l’ha morsa bene. Quello che più mi ha scandalizzato è che il medico con naturalezza ha detto alla famiglia: “Non abbiamo siero, sua figlia morirà, non possiamo fare niente”. Quanto vale una vita? La vita umana è un business. Chi ha i soldi vive. Gli altri si arrangiano come possono.
La stessa notte, incontro ricoverata nell’ospedale, una signora della parrocchia. Stava in casa, un colpo vagante, l’ha raggiunta all’addome. Per fortuna si è salvata, perché la pallottola non ha danneggiato nessun organo vitale. Molte case sono di legno e i proiettili attraversano le pareti senza difficoltà: uno non può neanche starsene in casa tranquillo che può morire senza neanche rendersene conto e senza aver fatto nulla di male. Per la maggior parte della gente, la vita non ha alcun valore. Uccidere è semplice, è molto facile che dopo averti rapinato, ti ammazzino anche.
In missione si combatte e si convive con questa cultura della morte e si cerca di costruire una nuova cultura della vita attraverso delle nostre attività che si susseguono senza sosta.
Pubblicato il 17/11/2014