(ANS – Roma) – Nell’Anno Bicentenario della nascita di Don Bosco, la memoria liturgica di Don Michele Rua – che si celebra domani, 29 ottobre – brilla di una luce speciale.
di Pier Luigi Cameroni, SDB
Il 3 ottobre 1852, durante la tradizionale gita ai Becchi per la festa della Madonna del Rosario, Don Bosco fece indossare al giovane Michele Rua, 15enne, l’abito ecclesiastico. La sera, vincendo la timidezza, Michele chiese a Don Bosco: “Si ricorda dei nostri primi incontri? Io le chiesi una medaglia, e lei fece un gesto strano, come se volesse tagliarsi la mano e darmela, e mi disse: ‘Noi due faremo tutto a metà’. Che cosa voleva dire?”. E lui: “Ma caro Michele, non l’hai ancora capito? Eppure è chiarissimo. Più andrai avanti negli anni, e meglio comprenderai che io volevo dirti: Nella vita noi due faremo sempre a metà. Dolori, cure, responsabilità, gioie e tutto il resto saranno per noi in comune”.
Il 29 luglio 1860 Michele Rua è ordinato sacerdote. Alla sera di quella giornata, Don Rua sale all’abbaino che gli serve come stanza da letto e trova sul tavolino una lettera di Don Bosco. Legge: “Tu vedrai meglio di me l’Opera Salesiana valicare i confini dell’Italia e stabilirsi in molte parti del mondo. Avrai molto da lavorare e molto da soffrire; ma, tu lo sai, solo attraverso il mar Rosso e il deserto si arriva alla Terra Promessa. Soffri con coraggio; e, anche quaggiù, non ti mancheranno le consolazioni e gli aiuti da parte del Signore”.
Sarà proprio lui, nella notte tra il 30 e il 31 gennaio 1888, a prendere la mano di Don Bosco morente e a ereditare l’impegno a curare e a guidare la Famiglia Salesiana.
Il 29 ottobre 1972, Paolo VI lo proclamò “Beato” e lo definì “il fedelissimo, perciò il più umile ed insieme il più valoroso dei figli di Don Bosco”.
Pubblicato il 28/10/2014