Educare come Don Bosco, Vangelo della gioia e pedagogia della bontà Video commento alla Strenna 2013 del Rettor Maggiore Erano circa le sette della sera e, ripensandoci, quel giorno la mia vita cambiò! Per me era un pomeriggio come tanti: ero il re dell’allegria e dei miei amici. Non so come, ma riuscì a catturare la mia attenzione. L’oratorio di Valdocco sembrava fatto apposta per me, un nuovo regno dove potevo essere l’anima del cortile. Ma, ma mano che i giorni passavano, capii che erano allegri non per quello che facevano, ma per quello che erano. Ripensandoci quell’incontro cambiò la mia vita. Michele Magone è il protagonista di una delle tre biografie di ragazzi scritte da Don Bosco. Insieme a quelle di Domenico Savio e Francesco Besucco e ad altri scritti ci aiuta a conoscere la sensibilità pedagogica ed educativa di Don Bosco. A Valdocco egli offriva proposte educative mirate, partendo dalle potenzialità dei suoi ragazzi. Nel nostro cammino di avvicinamento al bicentenario della nascita di Don Bosco abbiamo un secondo tema della sua figura da approfondire: la pedagogia. Per far questo occorre riscoprire il Sistema Preventivo. Riscoprire il Sistema Preventivo Don Bosco, vissuto nel XIX secolo, ha avviato un’esperienza carismatica, educativa e pedagogica che si è estesa in tutto il mondo. Una proposta ancora oggi valida ed efficace. A Valdocco, giorno dopo giorno, si iniziò a sperimentare uno stile di vita che si trasformò ben presto in una proposta educativa. Principi basilari – come ragione, religione e amorevolezza – venivano concretizzati nei piccoli impegni quotidiani. La realtà della Torino di fine 1800 pose a Don Bosco non poche sfide. Questo stile si trasmise ai primi salesiani che, cresciuti in Valdocco, furono chiamati a proseguire l’opera di Don Bosco. Oggi i contesti sociali, economici, culturali, religiosi, sono diversificati e cambiati profondamente. Il contenuto e il metodo dell’offerta educativa di Don Bosco, perché conservi la sua autenticità ed efficacia, necessita di un approfondimento e aggiornamento. Il mondo, divenuto “villaggio globale”, è caratterizzato da continue innovazioni che influiscono su tutte le culture del pianeta. Il modo di pensare appare segnato da nuovi criteri culturali di produttività, efficienza, razionalità scientifica. È cambiato il quadro di lettura dei fenomeni sociali: non si può riproporre oggi in modo immutato ciò che in passato ha funzionato. Per attualizzare correttamente il Sistema Preventivo dobbiamo avere una esatta comprensione storica del metodo di Don Bosco. Dobbiamo individuare le caratteristiche che resero inedita, nuova ed efficace l’esperienza di Valdocco rispetto alla realtà ecclesiale e sociale dell’epoca. Ma cosa rendeva particolare e innovativa l’esperienza di Valdocco? Nell’Oratorio di casa Pinardi si vivevano alcuni atteggiamenti che, successivamente, saranno compresi e riproposti con valori umani e cristiani più profondi. Don Bosco, durante la sua formazione umana ed ecclesiale, aveva vissuto e assimilato alcune esperienze e sensibilità che poi concretizzò a Valdocco: * una struttura flessibile, mediazione tra Chiesa, società, giovani e ceti popolari; * il rispetto e la valorizzazione dell’ambiente popolare; * la religione a fondamento dell’educazione come appreso negli anni del Convitto ecclesiastico; * l’intreccio dinamico tra formazione religiosa e sviluppo umano, tra catechismo ed educazione, fede e vita; * la convinzione che l’istruzione è essenziale per illuminare la mente; * l’attenzione alle necessità e possibilità dei destinatari; * la valorizzazione del tempo libero; l’amorevolezza come stile educativo e, più in generale, come stile di vita cristiana. Questa esperienza viene, a un certo punto, chiamata “Sistema Preventivo” e presentata come metodo universale. Per modernizzare i principi ispiratori, reinterpretare le grandi idee di fondo e gli orientamenti di metodo suggerisco tre prospettive. La prima, sulla quale è bene soffermarsi un po’ di più, è il rilancio dell’onesto cittadino e del buon cristiano. Onesto cittadino e buon cristiano Don Bosco si prodigò per una formazione integrale dei suoi ragazzi. Il noto binomio - onesto cittadino e buon cristiano –esige di essere reinterpretato e attualizzato. A richiederlo sono la realtà ecclesiale – rinnovata dopo il Concilio Vaticano II – e la società, ampliata e diversificata con le conquiste del XX secolo e la globalizzazione. Una reinterpretazione che, arricchita dal contributo di molteplici approcci, possa aiutare la riflessione e l’esperienza educativa dei singoli e delle comunità locali. La chiesa, che lo stato moderno ha tentato di relegare in sacrestia, oggi sta trovando nel volontariato, nel settore del no-profit, nelle iniziative delle parrocchie e associazioni nuove forme di carità e servizio sociale. La politica del Padre Nostro di Don Bosco va confermata e aggiornata non con un attivismo ideologico, ma con una formazione che aiuti maturare nei giovani una sensibilità sociale e politica. Un’educazione che li aiuti ad impegnare se stessi per il bene della comunità sociale scegliendo per la propria vita gli inalienabili valori umani e cristiani. L’educatore deve agire anche attraverso gli strumenti politici perché sia presa in considerazione in tutti gli ambiti sociali dove, spesso, si privilegiano i criteri di mercato. Per questo occorre qualificare le proposte educative salesiane con adeguate riflessioni teoriche ed efficaci esperienze di impegno sociale. Altrettanto vale per il rilancio del “buon cristiano”. Don Bosco, che ardeva di zelo per le anime, ha compreso l’ambiguità e la pericolosità della situazione, ne ha contestato i presupposti, ha trovato forme nuove di opporsi al male. L’educatore salesiano deve aiutare a svelare e a vivere la vocazione dell’essere umano, della persona. Il credente, consapevole di essere creatura, sa che la vita è un dono gratuito e richiede una costante relazione con l’Assoluto. La vocazione a figli di Dio non è una aggiunta, un lusso; ma una realtà e un dono, di cui occorre comprendere progressivamente il senso. Noi, siamo chiamati ad accompagnare i giovani in questo cammino. La seconda prospettiva che suggerisco per attualizzare il Sistema Preventivo di Don Bosco è il ritorno ai giovani con maggiore qualificazione. Ritornare ai giovani con maggiore qualificazione Don Bosco ha elaborato il suo stile di vita, la sua pedagogia e la sua spiritualità stando in mezzo ai giovani. La missione salesiana è predilezione per i giovani che orienta verso la consacrazione. Chi vive il carisma salesiano non diserta il campo giovanile e ha una conoscenza vitale dei giovani: il suo cuore pulsa là dove ci sono i giovani. Una conoscenza teorica ed esistenziale che permette di scoprire i loro bisogni e di creare una pastorale giovanile adeguata alle necessità dei tempi. La missione salesiana, per essere incisiva, deve confrontarsi con i nodi della cultura di oggi, con le matrici della mentalità e dei comportamenti attuali. Siamo di fronte a sfide veramente grandi, che esigono serietà di analisi, osservazioni critiche, un confronto culturale approfondito, capacità di comprendere l’evolversi della situazione giovanile. La terza prospettiva per una attualizzazione del Sistema Preventivo è, come diceva Don Bosco, considerare l’educazione un affare di cuore. educare con il cuore “Voi siete tutti ladri: mi avete rubato il cuore”, era l’espressione che Don Bosco amava dire ai suoi ragazzi per esprimere il profondo e intenso legame che aveva con loro. Il suo atteggiamento non era paternalistico! L’”impossessarsi del cuore”, in Don Bosco, è un’espressione simbolica che esprime la totale dedizione dell’educatore e la peculiarità dell’educando. I ragazzi penetravano il cuore di Don Bosco, vi si ritrovavano, vi si arricchivano, ne godevano. L’educatore salesiano è chiamato, innanzitutto, ad aprire il proprio cuore alla grazia del Cristo Risorto. Solo così potrà offrire ricchezza e profondità ai giovani che incontra. Il percorso finora compiuto consente di individuare alcuni punti di riferimento e impegni per una applicazione corretta, moderna ed efficace della pedagogia di Don Bosco. Il Sistema Preventivo è esperienza spirituale ed educativa che si fonda su ragione, religione ed amorevolezza: elementi indispensabili all’azione educativa e preziosi per una società più umana, attesa dalle nuove generazioni. “l’educazione è cosa di cuore e Dio solo ne è il padrone”, amava dire Don Bosco che seppe armonizzare autorità e dolcezza, amore di Dio e amore dei giovani. Una educazione che forma “buoni cristiani e onesti cittadini” offre ai giovani quanto necessario per vivere con pienezza la loro esistenza umana e cristiana. Da una conoscenza approfondita della pedagogia di Don Bosco emergono anche altri punti di riferimento e relativi impegni per l’educatore salesiano. Questi elementi emergono sia dal Sistema Preventivo e sia dall’analisi di altri scritti di Don Bosco come le tre biografie di Magone, Savio e Besucco e la Lettera da Roma del 1884. Altri elementi propri della pedagogia di Don Bosco sono: Il “vangelo della gioia” accolto e vissuto come energia interiore che resiste alle difficoltà della vita. Don Bosco, cogliendo il desiderio di felicità nei giovani, indicava Dio quale fonte della gioia vera. L’educatore salesiano coltiva dentro di sé alcuni atteggiamenti che favoriscono la gioia e la comunicano agli altri: * La fiducia nella vittoria del bene; * L'apprezzamento dei valori umani; * L'educazione alle gioie quotidiane. La pedagogia della bontà, tratto caratteristico della metodologia di Don Bosco. L'amorevolezza, frutto della carità pastorale, non è solo un principio pedagogico ma anche un tratto essenziale della spiritualità salesiana. L’educatore salesiano deve amare e farsi amare dai giovani. L’umanesimo salesiano aiuta a cogliere gli autentici valori presenti nel mondo, specie se graditi ai giovani; a inserirsi nel flusso della cultura e dello sviluppo umano del proprio tempo; a ricercare con saggezza la cooperazione di molti; a credere nella forza dell'educazione; ad affidarsi sempre e comunque alla provvidenza di Dio, percepito e amato come Padre. E, infine, l’inscindibile legame tra Sistema Preventivo e Diritti Umani. Il primo offre al secondo un approccio educativo unico e innovativo, un’antropologia ispirata al vangelo. I diritti umani offrono al Sistema Preventivo nuove frontiere ed opportunità di dialogo e collaborazione per individuare e rimuovere le cause di ingiustizia, iniquità e violenza e nuovi orizzonti ed opportunità di impatto sociale e culturale. Lo stile educativo salesiano ha sempre suscitato interesse, sia in passato e sia nel presente. Qualcuno chiese a Don Bosco come educasse i suoi ragazzi, lui rispose: “Io li tiro su come mia madre tirava noi in famiglia. Di più non so”. Lo stile educativo praticato a Valdocco ha le sue radici nell’esperienza dei Becchi. Fu mamma Margherita che, rimasta vedova, seppe dare ai suoi figli l’amore esigente di un padre e l’amore dolce e gratuito di madre. Da lei e dalla vita quotidiana ai Becchi, Don Bosco imparò quei valori e atteggiamenti che poi praticò con i suoi ragazzi e indicò ai salesiani: una presenza che fa sentire al ragazzo di essere amato; il lavoro quotidiano e instancabile; il senso di Dio alimentato da una pietà e una carità semplice e genuina; la ragione come sinonimo di dialogo e di coinvolgimento del giovane nella crescita; la condivisione del lavoro e della vita che maturarono nel valore concetto dell’assistenza salesiana. Ho ricevuto da un salesiano dell’India un poema. Esprime molto bene ciò che è l’educazione. Racconta di un bambino che, crescendo, impara alcuni atteggiamenti osservando la sua mamma. Ho pensato a come Don Bosco abbia imparato osservando Mamma Margherita nel quotidiano quando, per esempio, dedicò la sua vedovanza ai figli rinunciando ad una nuova famiglia, quando divideva quel poco che avevano con i poveri e quando diede il suo corredo per le emergenze del colera. Quando credevi che io non stessi guardando, ti ho vista attaccare il mio primo disegno sul frigo e subito ho voluto farne un altro. Quando credevi che io non stessi guardando, ti ho vista dar da mangiare a un gatto randagio, e ho imparato che va bene essere buoni con gli animali. Quando credevi che io non stessi guardando, ti ho vista preparare per me il mio dolce favorito, e ho imparato che le cose piccole possono essere quelle speciali della vita. Quando credevi che io non stessi guardando, ti ho vista cucinare un pranzo e portarlo a un amico ammalato, e ho imparato che dobbiamo preoccuparci gli uni degli altri. Quando credevi che io non stessi guardando, ti ho vista curare la nostra casa e quelli che vi abitano, e ho imparato che bisogna preoccuparsi di ciò che abbiamo ricevuto. Quando credevi che io non stessi guardando, ti ho vista affrontare le tue responsabilità anche se non ti sentivi bene, e ho imparato che da grande dovrò essere responsabile. Quando credevi che io non stessi guardando, ho visto sgorgare lacrime dai tuoi occhi, e ho imparato che certe cose a volte fanno soffrire, e che piangere va bene. Quando credevi che io non stessi guardando, ho visto che eri preoccupata, e ho voluto essere tutto ciò che potevo essere. Quando credevi che io non stessi guardando, ho imparato la maggior parte delle lezioni di vita che dovrò sapere per essere una persona buona e utile quando crescerò. Quando credevi che io non stessi guardando, ti ho guardato e ho voluto dire: «Grazie di tutto quello che ho visto quando credevi che io non stessi guardando». E la cosa importante è sapere in che modo oggi toccheremo il cuore di qualcuno. Viviamo semplicemente. Amiamo generosamente. Curiamo seriamente. Parliamo gentilmente. Come Don Bosco educatore, offriamo ai giovani il Vangelo della gioia attraverso la pedagogia della bontà.