VIDEO SUL SISTEMA PREVENTIVO Buongiorno! Lei non è il sacerdote Giovanni Bosco? il padre, maestro e amico dei giovani! DON BOSCO - Sono io, certamente! Che cosa fa quassù? Osservo i miei ragazzi. Non se ne stanca mai, vero?… DON BOSCO - Affatto! Ho promesso a Dio che fin l'ultimo respiro sarebbe stato per i miei giovani. Io con loro mi trovo bene! Li trova cambiati? DON BOSCO - Non molto direi. E nemmeno i miei salesiani! Certamente sono tutti più numerosi… Poi li sento parlare in lingue a me sconosciute… e i sorrisi che si scambiano hanno colori così belli e anche così diversi! come le terre che abitano e che vidi nei miei sogni tanto tempo fa. I loro bisogni, però, sono sempre gli stessi: domanda di amore, di fede e di speranza! E noi dobbiamo avere occhi e cuore per coglierli. Dobbiamo essere presenti affrontando con coraggio e competenza le sfide odierne. Certo caro Don Bosco. I giovani, in tanti luoghi ancora hanno bisogno di essere sfamati, e poi di conoscere quell’amore gratuito in grado di curare ferite e rilanciare speranze e progetti. DON BOSCO - La vitalità giovanile chiede di essere indirizzata, e con ogni mezzo idoneo! Penso alle scuole, ai laboratori professionali… Dobbiamo prenderci cura dei giovani istruendoli secondo i loro bisogni e le loro attitudini Don Pascual Chavez (visita a ILT) «Quando sono in contatto con i ragazzi, nei contesti più variegati, mi rendo conto soprattutto nei Paesi in via di sviluppo come l’America Latina, l’Asia, l’Africa, l’Oceania, che loro rappresentano davvero il presente e che l’unica cosa che attendono sono opportunità per sviluppare tutte le loro energie di bene, tutte le loro dimensioni, tutte le loro facoltà» Rita De Padova (Loreto MGS) «Oggi probabilmente bisogna tradurre questo in una povertà spirituale, in una povertà di valori. Quindi oggi don Bosco chi avrebbe visto? Chi è il Michele Magone di oggi? » «Quindi ogni giovane che vive situazioni drammatiche nella sua vita, se a ogni giovane viene offerto un’occasione di rilancio, un’occasione di un incontro, di una relazione significativa, sì, allora questo è prevenzione» «Prevenzione nel senso di non perdere una vita» ABEL, animatore del Centro Giovanile (Kabwe) [ingl] «Circa le mie aspettative… Bè, ciò che maggiormente mi aspetto dai salesiani è che dopo essersi presi cura di me, proseguano nello sviluppare le infrastrutture qui, anche quelle accademiche. Intendo che, quando dopo aver completato la scuola, qualcuno non ha nulla da fare, i salesiani gli danno qualcosa da fare... Questi padri gli danno degli strumenti, magari proprio una chitarra! anche suonando una chitarra puoi trovare te stesso e trovare qualcosa da fare di buono nella vita. Mi aspetto che sia data la possibilità di studiare anche a chi ha un talento -magari proprio il canto- ma non il denaro… in questo Centro possono essere aiutati». Che ne dice Don Bosco, scendiamo in cortile?! DON BOSCO - ...il cortile, il cortile… Certo non è più solo quello dell’oratorio… Proprio come all’inizio dell’avventura salesiana: i giovani vanno cercati e incontrati nei luoghi consueti e nuovi del loro aggregarsi, e in quelli più nascosti e delicati del cuore. Don Ugo De Censi, SDB (Perù) «Mi sembra che i giovani si lascino vivere, che ci sia qualcuno che li vuole far vivere in qualsiasi modo e quindi questo mondo li immette in un tipo di vita in cui sono obbligati a vivere: dalla scuola, ai giochi... Quello invece che poi i ragazzi capiscono è che una vita così non gli va bene... C'è qualcosa che li inquieta. Io avvicino soprattutto i ragazzi che non sono contenti di questa vita; quindi che vivono in un mondo che non gli va… Quindi quello che vedo io è che ai ragazzi manca la vita. E quando dirò che manca la vita perché manca l’amore, manca l’amore perché manca Dio». DON BOSCO - La forza salvifica ed educativa dei sacramenti regge tutto l’edificio educativo… La loro bellezza ed efficacia per lo sviluppo armonico del cuore e della personalità deve essere annunciata e incoraggiata anche nei più piccoli. Vedi, caro amico, amare è un’arte che esige apprendimento e buoni maestri. La pratica del sistema preventivo è prima di tutto spiritualità e forma di vita evangelica che trova in Gesù il suo modello. Solo dopo, i miei salesiani, insieme alle comunità educative e pastorali, lo traducono in una metodologia pedagogica. Ragione, Religione, Amorevolezza… per educare buoni cristiani e onesti cittadini… L’impegno dei suoi salesiani e la validità del Sistema Preventivo non sono venuti meno… Ma sono ancora valide e praticabili l’assistenza in cortile, la confidenza, la parola all’orecchio, la confessione? DON BOSCO - Certamente! La familiarità porta affetto e l'affetto porta confidenza. I giovani diventano schietti in confessione e fuori di confessione e si prestano docili a tutto ciò che vuol comandare colui dal quale sono certi di essere amati. Vito Cecere (Loreto MGS) «L’esperienza di tutti i giorni ci dice che il sistema preventivo è anzitutto una relazione interpersonale che si attua e si realizza nell’incontro quotidiano con i giovani che ci vivono a fianco». D’Urso (Loreto MGS) Perché don Bosco non si è limitato a un sistema educativo che volesse soltanto la scuola e la chiesa, ma volesse anche il cortile, un cortile per incontrarsi da amici. Perché, per poter essere traghettati all’interno di un contesto educativo, la religione, i valori, la dimensione sociale, etc, hanno per forza bisogno di una dimensione interpersonale. Altrimenti noi rischieremmo di fare tanto per i giovani, anche con enormi sacrifici, senza che i giovani lo sappiano e quindi senza conseguenze sul piano dei processi educativi. Don Antonio Domenech (GSFS 2007) «Il primo cammino da offrire ai giovani è la propria testimonianza di vita, la nostra vita è il seme nel campo dei giovani... La nostra vita. Le nuove generazioni hanno bisogno di incontrare veri “maestri di vita”. Cercano persone che indichino loro un cammino positivo, che propongano stimoli e accompagnino nello sviluppo delle loro migliori qualità e possibilità. » DON BOSCO - Mi commuove la passione di tanti salesiani nell’animazione giovanile e vedo l’apostolato di tanti giovani, che avviati ad essere missionari di altri giovani, arrivano a maturare scelte vocazionali di speciale consacrazione. I miei salesiani devono saper ascoltare e correggere con amorevolezza esercitando pazienza e carità. Gli educatori per primi devono essere esempio di concordia, di preghiera e di lavoro instancabile. Il cuore di un padre è però sempre in tensione, non è vero? DON BOSCO - Certamente: Io continuo a pregare Maria Ausiliatrice che in loro mai si intiepidisca l’ardore apostolico o si offuschi l’identità carismatica. Anzi, è necessaria una nuova Pentecoste che investa i Salesiani a beneficio dei giovani e di tutta la famiglia Salesiana, soprattutto nella capacità di convocare alla vita consacrata! Don Chavez (visita Genova) «…perché non siamo frutto della genialità di don Bosco. Ognuno di noi è un dono dello Spirito Santo Perciò siamo un movimento spirituale: ciascuno di noi è una vocazione. Dio conta su di noi per rendere felice la vita dei giovani» Don Frisoli (Loreto) «Di salesiani ce ne vorrebbero sempre molti di più! devo dire che c’è un grande sforzo di coinvolgere i laici, i collaboratori, i docenti, i formatori dei Centri di Formazione professionale, i catechisti, laici educatori negli oratori, perché l’impresa educativa non è più solo affidata alla responsabilità del salesiano, ma una comunità educativa» Don Ricca «Le forze adesso sono molto più limitate. Vuol dire ripensare, rigiocarsi, un modo di stare nella realtà, però presenti! » «Cioè che non vuol dire che siamo solo noi salesiani; perché non siamo solo noi i destinatari della missione di Don Bosco, ma la Famiglia Salesiana, il mondo dei Cooperatori, i giovani, l’MGS [Movimento Giovanile Salesiano], cioè abbiamo una serie di realtà che credo vadano coinvolte di più, ma sul serio, sul serio… e credo vadano anche monitorizzate, sul serio, su quello che si sta facendo» DON BOSCO - Però, caro amico, le anime, le anime! … Nient’altro! I nostri giovani dobbiamo guadagnarli a Cristo! La santità deve essere il nostro programma pastorale e l’evangelizzazione la nostra missione prioritaria, secondo gli orientamenti attuali della Chiesa. Ritorniamo a Cristo, alla povertà evangelica e alla essenzialità dell’annuncio… e sì!… ancora e ancora torniamo alla missionarietà: con disponibilità e fiducia. Vedremo fiorire nuove vocazioni e rinascere le comunità. Don Chavez (Loreto) E quando dicevo, ‘c’è bisogno di un rilancio della pastorale giovanile’ è perché deve essere più esplicitamente evangelizzatrice. Una pastorale che non evangelizzi non è pastorale. Don Frisoli (Loreto) «Se il giovane fa un’esperienza religiosa vera, profonda, soprattutto se entra a contatto con la testimonianza di persone credibili, specie se coetanei o educatori credibili, si lascia coinvolgere fino in fondo Il Signore Gesù affascina sempre ed è capace di coinvolgere l’intera esistenza di un giovane Se il testimone è credibile, la risposta è altrettanto decisa Don LUIGI BOLLA «Quando la nave è partita da Genova ho vissuto uno dei momenti più belli della mia vita perché tu senti che la nave si stacca dal porto con una lentezza immensa… e ti muore tutto: le tue amicizie, la tua terra, i tuoi monti, la tua gente… E mi ricordo -e credo sia un pensiero di tutti i missionari- che ho cominciato a dire ‘Signore ho perduto tutto, adesso non mi rimani che Tu perché del mondo nuovo non conosco niente’. Questa sì è la testimonianza che vorrei rimanesse perché può incoraggiare i giovani che molte volte dubitano, dicendo “vado a provare”. Meglio andare disposti a tutto...»