Intervista don Scaramussa D.: Mons. Scaramussa cosa si prova nel ricevere la nomina episcopale, quale è stata la sua reazione nel vedersi rivestito di questo ruolo? R.: Alcune cose si progettano nella vita e si possono rispondere con la preparazione. Altre vengono inaspettate, come questa, e devono essere accolte semplicemente. Così mi sento sorpreso da Dio con questa nomina e mi sono rasserenato anche nella preghiera per accogliere la sua chiamata come un dono perché sono nelle sue mani. Io cerco di rispondere con disponibilità e ottimismo salesiano. D.: Quale sarà il suo impegno nell’arcidiocesi di San Paolo e quali attenzioni cercherà di provileggiare? R.: Ad ognuno dei sei vescovi dell'arcidiocesi di San Paolo è affidata una regione episcopale; la mia sarà la più centrale: una regione che si chiama "SE", di Sede in italiano. L'arcidiocesi di San Paolo congrega la maggior popolazione e il più grande numero di sacerdoti e di parrocchie del Brasile. Proprio adesso celebra il centenario con una grande programmazione di evangelizzazione, dedita alla crescita delle comunità di fede, sensibile alle nuove generazioni, impegnata nel lavoro sociale e politico-culturale. Io cercherò di contribuire a questo progetto in senso più ampio e poi realizzare con dedizione e semplicità salesiana tutto il ministero specifico del vescovo, come la particolare attenzione ai giovani, proprio di uno salesiano, specialmente. D.: Cosa porta con se del suo essere salesiano e…. comunicatore? R.: Penso che lo spirito di famiglia, il senso di presenza ispirato a Don Bosco è la cosa più forte, più marcante. Lo stemma che ho scelto parla proprio di questa spiritualità del sistema preventivo, ispirata alla paternità di Dio che è sempre tra il suo popolo, che si anticipa in attenzione e tenerezza, che in Gesù Cristo venne ad abitare in mezzo a noi definitivamente. Proprio questa è stata la mia scelta, il motto: “...e venne ad abitare in mezzo a noi”. Chiedo a Dio il dono di comunicare questo, la sua presenza. Essere un serio strumento del suo amore e continuare a valorizzare i professionisti della comunicazione e anche gli strumenti perché siano veicoli e linguaggi dei valori del Vangelo nei giorni attuali D.: Avendo concluso un sessennio di servizio come consigliere come vede la realtà della comunicazione salesiana; verso quali mete può muoversi? R.: La verifica che abbiamo fatto del sessennio indica una visione molto positiva dello sviluppo della comunicazione in Congregazione in senso generale. Ci sono differenze tra le ispettorie perché alcuni hanno assunto la comunicazione come una priorità ed hanno investito di più in essa. Quando mi domandano se i salesiani oggi sono all'avanguardia in questo campo come voleva Don Bosco, io rispondo che sono certamente all'avanguardia per quanto riguarda l'uso delle nuove tecnologie anche nel lavoro educativo. Penso che il punto non ancora afferrato come contento è quello di avere la consapevolezza del ruolo che gioca la comunicazione nella cultura attuale nei linguaggi giovanili e delle nuove sfide che la tecnologie tele-informatiche portano all'educazione e alla evangelizzazione dei giovani. Per questo anche nel mio messaggio di ringraziamento ho richiamato la lettera di don Pascual Chávez che traccia una mappa sintetica, ma molto articolata tanto dello sviluppo della comunicazione sociale in congregazione, quanto delle caratteristiche sfide del momento attuale perché noi salesiani abbiamo il coraggio di Don Bosco nelle nuove frontiere della comunicazione sociale. Grazie mille e pregate per me!