Intervista mons. Farina Domanda: Eminenza, ci racconti brevemente la sua storia e il suo percorso vocazionale. Mons. Farina: La mia storia vocazionale è legata, come può sembrare ovvio, al paese dove sono nato. C'era un'opera salesiana, soprattutto un oratorio, dove ho vissuto la mia fanciullezza e parte della mia adolescenza e dove casualmente i salesiani, sfollati da Napoli verso la fine della seconda guerra mondiale ... un po' per occuparsi, un po' per seguire la loro vocazione, hanno costituito, fondato una scuola media che ho frequentato e dove, giornalmente, in qualche maniera ho sorbito lo spirito salesiano e la vocazione. Sono andato all'aspirantato, ho fatto la IV ginnasiale, non avevo ancora 15 anni, sono andato al noviziato a Portici. Così è cominciata la mia vita salesiana. Ho fatto il tirocinio in un orfanotrofio a Corigliano d'Otranto in una scuola agricola, sono stato poi a Napoli per il terzo anno di tirocinio e a Torino Crocetta per gli studi di teologia. Sono stato ordinato nel 1958. I superiori mi hanno destinato agli studi. Ho frequentato la Gregoriana, la facoltà di Storia Ecclesiastica fino al dottorato nel 1965, interrotto da due anni: uno a Soverato, al liceo di Soverato dove facevo il catechista e il professore di Storia e Filosofia e un altro a Castellammare di Stabia dove facevo il consigliere degli studenti di teologia. E poi, così, ho cominciato all'Università Salesiana il mio insegnamento di Metodologia e Storia della Chiesa antica. Sono stato decano della facoltà di Teologia per tre anni e poi Rettore per due sessenni. Tra un sessennio e l'altro sono stato chiamato in Vaticano come sottosegretario al Consiglio per la Cultura e finito il secondo sessennio di Rettore sono approdato qui in Vaticano come Prefetto per la Biblioteca Vaticana fino al 25 giugno di quest'anno quando il Papa mi ha nominato Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Domanda: Con quale spirito ha accolto la nomina a Cardinale e si appresta a vivere il Concistoro? Mons. Farina: Intanto devo dire, non che l'aspettassi questa nomina, ma sapevo che sarebbe andata a finire così, perché essendo stato nominato Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa ... sospettavo che prima poi sarebbe arrivata questa nomina. Non l'aspettavo così rapidamente anche perché sono stato ordinato vescovo meno di un anno fa, poi nominato archivista e bibliotecario e, così rapidamente, Cardinale. Devo dire che man mano che si avvicina il momento della creazione, come dice il termine tecnico, da parte del santo Padre dei 23 Cardinali, e io faccio parte di questi, sento un po' di timore. L'imput di questo mi viene da tanta corrispondenza che ho ricevuto, la maggior parte da gente che io non conosco. Sono i soliti convenevoli, la richiesta di autografi o di fotografie... ma la maggior parte offre e chiede preghiere, mi esorta ad essere fedele alla Chiesa, al Santo Padre. Una manifestazione che si percepisce di fede, una grandissima fede, di fiducia nella Chiesa, nelle istituzioni alla quale sono esortato. E questo mi ha impressionato e, in qualche maniera mi ha reso timoroso di fronte a queste aspettative e anche riconoscente a Dio, prima di tutto, al santo Padre che ha voluto scegliermi e poi a questo plebiscito così grande, inaspettato, da parte di tanti credenti. Domanda: Ci, può dire in breve, in cosa consiste il suo lavoro, qui nella Biblioteca e nell'Archivio vaticano. Mons. Farina: La Biblioteca è aperta a tutti e questo sin dal 1451 quando è stata fondata; a differenza dell'Archivio che era riservato esclusivamente agli ecclesiastici incaricati, questo fino al 1880 quando Leone XIII ha aperto anche l'Archivio alla consultazione di tutti. Però, dato il materiale, soprattutto i manoscritti, le difficoltà anche per le lingue in cui questi manoscritti erano scritti, per il tipo di scrittura, le abbreviazioni di cui sono pieni... praticamente poi, la consultazione di questo materiale è riservato ad esperti. Proprio questo tipo di materiale, questa riservatezza, nel senso che ho detto, rendono misterioso questo luogo. Ma chi la frequenta sa che non c'è nessun mistero. Tutto ciò che viene chiesto alla consultazione viene dato. C'è poi un lavoro che è tipico di ogni biblioteca che in qualche maniera assomiglia ad una azienda. Sono circa un centinaio di dipendenti, fino a 120, 130, 150, calcolando anche una trentina di dipendenti a tempo parziale; altrettanti, circa 150 sono i frequentatori giornalieri della biblioteca. Quindi è parecchio lavoro. Ho parlato di azienda, ma c'è un qualcosa di diverso che connota questo ambiente e queste persone... cioè proprio il senso della missione. E questo, nonostante tutto si nota e si percepisce. C'è una dedizione, anche un "amore" al libro e anche una dedizione all'istituzione ecclesiastica come tale. Forse, se mi è lecito aggiungere una cosa: la Biblioteca è una presenza sostanzialmente laica, non soltanto perché questi dipendenti sono tutti laici - siamo tre ecclesiastici più una suora su un centinaio di dipendenti - ma anche per il tipo di materiale librario che è qui presente. Non sono testi teologici, non ci sono neanche i documenti dei Papi qui, sono nell'Archivio segreto, soprattutto gli originali o le "minute". Qui c'è soprattutto materiale umanistico. Sono custoditi i tesori più preziosi della cultura occidentale. Quindi è una presenza laica che, però, ha questa tipicità cattolica che uno difficilmente descrive; qualche cosa di colossale, ma anche di artistico. Una ricchezza di umanità anche, tipica cattolica, poi questa umanità... sono tutta una serie di elementi dove vanno assieme la cultura, la tradizione cattolica, la tradizione occidentale. Sono tutta una serie di valori che chi frequenta la Biblioteca percepisce in una sintesi che è anche educativa. Domanda: Quale aspetto, secondo lei, la gente, l'opinione pubblica non ha ancora colto di Benedetto XVI? Mons. Farina: Intanto direi subito che la frequenza di piazza San Pietro, delle udienze, dell'Angelus, non diminuisce, ma cresce... C'è una specie di sintonia con il Papa. Credo che, dovrei dire una cosa che pare che la gente abbia capito che lui ha il dono di esporre con facilità anche le cose difficili dei misteri della nostra religione. Un po' alla volta forse, le donne che hanno più intuizione, hanno subito colto: una mitezza di fondo in questo Papa che chi ha vissuto con lui, forse, è una delle cose più tocca nel rapporto con il cardinal Razingher, ora Benedetto XVI. Ha anche altre doti, ma questa per me è quella che più mi ha toccato. Domanda: Quale caratteristica dello spirito salesiano porta con se nel lavoro di ogni giorno? Mons. Farina: È una domanda difficile da rispondere, perché per chi è entrato in Congregazione da piccolo, da ragazzo assimila tutta una serie di valori, chiamiamoli in senso positivo, che non riesce più a distinguere a spezzettare. Qui un salesiano, quei pochi che siamo, ci distinguiamo facilmente perché la gente nota un certo stile nel contatto con gli altri. Un modo, l'approccio, il primo dialogo... Anche un tipo come me che sono uno di poche parole, senza molti convenevoli trovo l'approccio, il modo di contattare la gente, forse anche con un sorriso in più di quello che è dovuto, anche non necessario. Ecco forse questo crea un ambiente, una atmosfera di lavoro anche in un posto come questo di grandissima serietà e di impegno è un qualcosa che aiuta anche spiritualmente. Devo dire, naturalmente, che sono rimasto salesiano; niente è cambiato in me, questo lo sento profondamente.