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26/7/2013 - Brasile - Le attese di Papa Francesco per il dopo GMG
Foto dell'articolo -BRASILE – LE ATTESE DI PAPA FRANCESCO PER IL DOPO GMG

(ANS – Rio de Janeiro) – Ieri, 25 luglio, per la Giornata Mondiale della Gioventù di Rio è stata una giornata intensa e ricca di emozioni. I protagonisti indiscussi: Papa Francesco e i giovani.

I discorsi che il Pontefice sta tenendo in questi giorni a Rio de Janeiro sono semplici, intensi, profondi e, soprattutto, pratici. Non c’è spazio per l’interpretazione, solo per una scelta di adesione o no a quanto propone.

Significative le parole rivolte alla Comunità di Varginha, una favela di Rio de Janeiro, e quelle dette ai giovani radunati a Copacabana per la cerimonia di accoglienza. Non passi inosservato il discorso fatto ai giovani argentini radunati nella Cattedrale di Rio de Janeiro; parole che, per la diffusione mediatica e, soprattutto, per la loro portata, non possono essere limitate ai soli suoi connazionali. Un discorso che mette in guardia dall’affermarsi di “una filosofia e una prassi di esclusione dei due poli della vita che sono le promesse di popoli”: gli anziani e i giovani.

“Vorrei dire una cosa: cosa mi aspetto come risultato dalla Giornata Mondiale della Gioventù? Mi attendo casino. Che si faccia qui dentro, che si faccia in Rio. Ma chiedo casino nelle diocesi, voglio che si esca fuori… Voglio che la Chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto quello che è mondanità, da quello che è immobilismo, da quello che comodità, da quello che è clericalismo, da quello che è essere chiusi in noi stessi. Le parrocchie, i collegi, le istituzioni sono per uscire; se non escono diventano ONG, e la Chiesa diventare una ONG. Che mi perdonino i vescovi e i parroci, se qualcuno dopo vi procura casino, ma è il consiglio. E grazie per quanto potrete fare” (originale in spagnolo, traduzione della redazione).

Altrettanto forti sono i gesti che Papa Francesco sta compiendo a Rio de Janeiro, certamente non frutto di strategie d’immagine: la sosta non programmata e la visita in una famiglia della favela di Varginha, lo scambio dello zucchetto e l’accettare il mate di un pellegrino durante l’arrivo a Copacabana, benedire e accarezzare tanti bambini e, soprattutto, prestare attenzione a chi nelle varie cerimonie e incontri lo avvicina; il ricordo, tutt’altro che formale, al beato Giovanni Paolo II, al suo predecessore Benedetto XVI, e a Sophie Morinière morta in un tragico incidente nella Guyana francese mentre era in viaggio per Rio de Janeiro.

È questo quello che crea simpatia attorno a Papa Francesco.

I giovani, poi, stanno comunicando la propria fede in modi diversi. Nel presentarli al Papa, l’arcivescovo di Rio de Janeiro ha detto di loro che con sacrificio e difficoltà sono arrivati a Rio de Janeiro.

Ed è vero! Nonostante la pioggia che sta creando qualche difficoltà – a tal punto che gli organizzatori hanno spostato il luogo del raduno finale per la Veglia e la Messa da Guaratiba a Copacabana – i giovani pellegrini testimoniano con gioia la propria fede.

Ieri, già dalle prime ore del mattino, file di giovani si sono avviate verso Copacabana per partecipare alla cerimonia di accoglienza di Papa Francesco. Nonostante la pioggia e la sabbia bagnata hanno iniziato ad accamparsi sulla spiaggia attendendo con pazienza l’arrivo del Pontefice.

Ne è testimone il Rettor Maggiore che in mattinata, insieme ad alcuni consiglieri, ha voluto raggiungere il luogo dell’incontro con il Papa. In non pochi momenti si è fermato a parlare con i giovani già accampati o con quelli che si stavano approssimando al palco o con gruppi messicani; altre volte è stato fermato dai giovani del Movimento Giovanile Salesiano che lo hanno riconosciuto.

Pubblicato il 26/07/2013

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