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2/1/2015 - Vaticano - Per un 2015 di vera pace
Foto dell'articolo -VATICANO – PER UN 2015 DI VERA PACE

(ANS – Città del Vaticano) – Il 2014 si è chiuso con un terribile bilancio di vittime delle guerre, specie tra i minori. Anche per questo, in occasione della XLVIII Giornata Mondiale della Pace, celebrata ieri, 1° Gennaio, il Papa ha voluto ricordato a tutti gli uomini che siamo “non più schiavi, ma fratelli”.

Nel messaggio il Papa si concentra su un “abominevole fenomeno”, ossia la “piaga dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo”. Il Pontefice descrive i tanti volti della schiavitù nel mondo di oggi: le vittime del lavoro-schiavo, i migranti privati della libertà, abusati, detenuti in modo disumano, ricattati dal datore di lavoro; gli schiavi sessuali, i bambini-soldato, le vittime dell’espianto di organi o di forme mascherate di adozione, i prigionieri dei terroristi.

Tanti, dunque, i volti della schiavitù, originati da varie cause, ma la cui radice comune è ontologica e provocata dal “peccato che corrompe il cuore dell’uomo”: è “il rifiuto dell’umanità dell’altro”, il trattarlo come un oggetto, un mezzo e non un fine.

Papa Francesco esorta poi a sconfiggere la schiavitù con un’azione “comune e globale”, attraverso la “globalizzazione della fraternità” che sappia contrastare la “globalizzazione dell’indifferenza” così diffusa nel mondo contemporaneo. Tre i modi in cui le istituzioni devono agire: prevenire il crimine della schiavitù, proteggere le vittime e perseguire i responsabili, adottando “leggi giuste” e “meccanismi efficaci di controllo”.

In conclusione il Santo Padre ricorda che “Dio chiederà a ciascuno di noi: Che cosa hai fatto del tuo fratello? (cfr Gen 4,9-10)” e per questo invita ciascun uomo a tenere a mente la propria “responsabilità sociale del consumatore”, perché,  come scritto da Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, “acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico”. Di fronte al traffico di essere umani o a prodotti realizzati attraverso lo sfruttamento di altre persone, tutti siamo interpellati, ribadisce il Papa: sia chi chiude un occhio per indifferenza o convenienza, sia chi sceglie di impegnarsi civilmente o di compiere un piccolo gesto, come rivolgere un saluto, un sorriso a chi è vittima della schiavitù.

Il messaggio, che nella parte finale ricorda anche la figura di santa Giuseppina Bakhita, schiava lei stessa per anni e poi testimone esemplare di speranza per le numerose vittime della schiavitù, è disponibile in forma integrale sul sito del Vaticano.

Pubblicato il 02/01/2015

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