(ANS – Torino) – Con un saluto in piemontese, come l'avrebbe pronunciato Don Bosco nella sua lingua nativa, i giovani si sono presentati a Papa Francesco nell'incontro ad essi riservato in piazza Vittorio Veneto a Torino domenica 21 giugno nel corso del suo pellegrinaggio alla Sindone.
di Antonio Labanca
Dopo essere stato a Valdocco, da cui ha portato ancora viva l'immagine dell'incontro con il mondo salesiano ai piedi dell'urna del Santo fondatore, le sue risposte alle domande di giovani scelti per rappresentare le inquietudini e le speranze di tutti sono state una intensa catechesi sull' “Amore più grande”, il tema dell'Ostensione della sindone 2015.
A partire dal Vangelo di Giovanni al capitolo 15, versetti 12 e 17, i tre termini su cui si impernia il discorso di Gesù ai suoi discepoli sono: amore, vita e amici, “tre parole che si incrociano e si spiegano a vicenda” ha esordito il Papa. Perché la parola amore non si vanifichi nell'idea di un sentimento da telenovela, “occorre che si esprima nelle opere più che nelle parole. Dio si è dato all'umanità a incominciare dal coinvolgimento nella storia di un popolo, che è proseguito fino a giungere al sacrificio sulla croce del Suo figlio”.
L'amore poi si comunica: “ascolta, risponde, sa dialogare” ha precisato Papa Francesco. Il quale ha poi detto “una parola impopolare” ma che nel suo compito di pastore ha ritenuto di dover esprimere con sincerità: “l'amore è molto rispettoso delle persone, non le usa: l'amore è casto”.
Prendendo a esempio l'amore di genitori che dopo aver vegliato la notte per il figlio malato, il giorno dopo vanno a lavorare sia pure con fatica, Papa Francesco ha spiegato che l'amore si sacrifica per gli altri.”La croce è il segno di quell'amore”.
Ha poi passato in rassegna le grandi tragedie del XX secolo che hanno come comune denominatore la filosofia dello scarto dalla società delle persone più deboli e indifese.
E oggi anche quel 40% di giovani che non trovano lavoro in città come Torino sono vittima di questa filosofia: “essi vivono la vergogna di non sentirsi degni, finiscono nelle diverse dipendenze, o vanno a lottare con i terroristi per inseguire un ideale”.
Vivere una vita che non deluda, “vivere e non vivacchiare”. Citando il beato Pier Giorgio Frassati, il Papa ha apprezzato l'esperienza dei giovani che vivono l'oratorio “in uscita”, i quali sperimentano valori che non sono bolle di sapone. “Fate cose costruttive che riuniscano le persone, è questo il miglior antidoto contro la sfiducia nella vita”.
Sono esperienze controcorrente di condivisione, di coordinamento, di costruzione. “Fare, fare!”: ha riecheggiato così il motto che i Salesiani fanno proprio fin dall'esperienza dei primi giovani a Valdocco. “I cristiani a fine dell'800 hanno affrontato condizioni le più cattive per andare avanti: avvertivano il dilagare della massoneria, dei mangiapreti e dei demoniaci, vedevano la Chiesa bloccata” ha sottolineato Papa Francesco.
Don Bosco è emblema della capacità di andare controcorrente, e come lui gli altri cristiani eroici che sono fioriti in quel secolo anche a Torino. “Pensate a quel che hanno fatto i santi di questa terra” ha concluso, vivete sempre in uscita per portare qualcosa. Se stai fermo non vivi la vita”.
Pubblicato il 22/06/2015