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4/6/2014 - Ecuador - Intervista a don Timothy Ploch, Consigliere per la regione Interamerica
Foto dell'articolo -ECUADOR – INTERVISTA A DON TIMOTHY PLOCH, CONSIGLIERE PER LA REGIONE INTERAMERICA

(ANS – Quito) Approfittando della sua presenza in Ecuador per le consultazioni per l’elezione del nuovo Ispettore, l’Ufficio Salesiano di Comunicazione dell’Ecuador ha intervistato don Timothy Ploch, salesiano statunitense eletto Consigliere per la regione Interamerica nel corso dell’ultimo Capitolo Generale 27 (CG27).

Come vedono l’Ispettoria dell’Ecuador i Salesiani che vengono da fuori?
Don Bosco inviò i suoi confratelli Salesiani in Ecuador, ed essi l’avvisarono del loro arrivo giusto il giorno della sua morte; questo paese è considerato come un luogo in cui le missioni sono fertili. Molti salesiani provenienti da tutto il mondo arrivano in questa zona per vivere e servire nelle missioni amazzoniche e andine.

Quali ritiene siano i compiti che spettano ai Salesiani oggi? 
I compiti che ci aspettano in tutto il mondo sono quelli indicati dal Capitolo Generale 27, che ci chiama ad una conversione in 3 sensi: 

  1. conversione della vita spirituale, tanto comunitaria, come individuale; 
  2. conversione nella nostra fraternità, perché arriviamo ad essere più famiglia all’interno di ciascuna comunità; 
  3. conversione apostolica, nel modo di lavorare con i giovani più poveri. 

Tutto ciò per essere più simili a Don Bosco, ch’era mistico nello spirituale, profeta nella fraternità e servo nell’apostolato.

Qual è l’obiettivo della sua visita in Ecuador? 
Ci sono tre motivi: 

  • come nuovo Consigliere regionale, devo conoscere un po’ più dell’Ispettoria, dei Salesiani, delle opere, cioè della situazione dell’Ecuador;
  • poi, perché i Salesiani del paese mi conoscano, perché io sono nuovo e non sono dell’America Latina, ma degli Stati Uniti;
  • e poi per le consultazioni precedenti l’elezione del nuovo Ispettore, nelle quali ciascun salesiano deve riflettere su chi pensa possa essere il miglior candidato; io poi raccolgo tutti i dati e li presento al Rettor Maggiore e al suo Consiglio.

Che impressione ha ricevuto dal lavoro dei Salesiani in Ecuador? 
Il giorno dopo il mio arrivo nel paese sono andato a Cuenca, dove ho visitato alcune opere; poi a Bomboiza e a Macas, quindi Quito e Guayaquil.

Mi ha colpito la diversità delle opere animate dai salesiani, da un’università molto apprezzata fino alle missioni ad gentes, le opere con i ragazzi di strada, scuole, oratori e parrocchie. E in tutte queste opere ci sono collaboratori molti attenti che, assieme ai Salesiani, rappresentano una grande ricchezza.

Sono stato anche colpito dalle distanze che bisogna percorrere per recarsi da una comunità salesiana ad un’altra, e poi devo aggiungere, che la gastronomia locale è deliziosa.

Qual è il suo messaggio per i Salesiani del nostro paese? 
Vorrei ripetere lo stesso messaggio che ci ha dato il nuovo Rettore Maggiore al termine del CG27: “Come Salesiani dobbiamo essere più uomini di Dio, dedicarci ai fratelli e alle sorelle e, inoltre, lavorare di più per i giovani in situazioni precarie”. Questa è la mia speranza, il mio desiderio e la mia preghiera per tutti i Salesiani dell’Ecuador, perché giorno dopo giorno soddisfino quest’appello del Rettor Maggiore.

Pubblicato il 04/06/2014

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